Un’innovazione sociale che parta dalla conciliazione fra vita e lavoro e da azioni che favoriscano un cambiamento culturale contro discriminazioni e violenza verso le donne. Ma anche proposte concrete per l’ambiente, per il miglioramento della qualità della vita e per una condizione lavorativa positiva per i giovani. Sono le proposte politiche che più motiverebbero le donne a votare alle prossime elezioni regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna dove rappresenterebbero il 52% del corpo elettorale. Una cifra decisiva per gli esiti, eppure la loro voce poco emerge nella discussione politica e nei media. Proprio per questo l’associazione Orlando, che dal 1982 gestisce il Centro delle Donne di Bologna, ha deciso di intervistare 40 donne provenienti da Bologna, Modena, Ferrara e Forlì.

L’indagine è avvenuta tramite dei gruppi di discussione eterogenei composti da donne dai 22 ai 72 anni, di diversa provenienza, ambito lavorativo e classe sociale. Tutte non politicizzate e non attive nell’associazionismo. La questione centrale riscontrata in tutti i gruppi è quella della discriminazione verso le donne nel lavoro che continuano ad avere stipendi più bassi degli uomini. Inoltre, farebbero più fatica a trovare un impiego perché viene loro chiesto se si ha la volontà di fare figli. Nel caso in cui il lavoro si trovi, però, è difficile fare carriera e arrivare a posizioni di potere. Emerge anche il problema di conciliare i tempi lavorativi con quelli familiari, ciò dovuto anche al sovraccarico di responsabilità nella cura famigliare. C’è una forte esigenza di un servizio di asili nido più accessibili: quelli pubblici sono molti pochi, i privati troppo onerosi e il livello di reddito per ottenere riduzioni è troppo basso.

Anche il tema ambientale è molto sentito e collegato al cambiamento di stile di vita soprattutto negli spostamenti per andare al lavoro e uscire la sera che per sono poco agevoli. Le intervistate hanno manifestato un generale senso di insicurezza nell’uscire la sera, soprattutto in zone periferiche. Poche piste ciclabili e mezzi pubblici inesistenti dopo le 20 a Modena, Forlì e Ferrara. Alcune zone del Ferrarese rimangono addirittura isolate dalle 18 in poi.
Si è registrato anche un peggioramento della situazione del razzismo, vissuto in prima persona da donne di origine straniera nate nel nostro Paese o arrivateci da bambine. La cattiva gestione dell’accoglienza sul territorio dei migranti è stata identificata come causa della crescente insofferenza di molti cittadini nei loro confronti e di un generale depotenziamento del senso di comunità. Un altro aspetto che accomuna le donne delle quattro province è la scomparsa o il cambiamento radicale dei consultori che non sono più visti come dei luoghi sicuri. Ci sarebbero un gran numero di obiettori di coscienza (il 56 per cento) e i gruppi “pro vita” che limitano la libera scelta e l’informazioni sulla sessualità.

Al termine dell’indagine si è riscontrata una scarsa conoscenza dei candidati alla presidenza della Regione e dei loro programmi elettorali. La maggioranza delle partecipanti non aveva mai sentito parlare di loro e c’è poca consapevolezza dell’impatto delle politiche regionali. Ma quello che emerge è un cambio di rotta rispetto alle scorse elezioni che avevano registrato un’alta percentuale di astensionismo. Tutte le intervistate hanno espresso la volontà di andare a votare e solo una minoranza è ancora indecisa su che coalizione scegliere.

Con la collaborazione di Rachele Baccichet

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