Una studentessa denuncia: “Non mi danno la casa perché sono del Sud e studio al Dams”

«A quelli del Sud non affittiamo». Sono le parole che una studentessa pugliese iscritta al Dams di Bologna ha dovuto sentire dopo la sua richiesta di prendere una stanza in affitto con altri studenti. Daniela provò a cercare casa per mesi, senza, però riuscirci. Dopo 3 mesi di estenuante ricerca si sfogò sul gruppo Facebook “Bologna in affitto”: «Ho ricevuto dei No per ragioni stupide, tra cui l’università che frequento e cosa ancora più squallida la mia provenienza. Il 2019 è quasi arrivato, ma noto con disgusto e pena che molti con la testa sono rimasti nell’Ottocento», denunciò la studentessa.

La discriminazione “No Dams”

Sono anni che gli studenti del dipartimento di Discipline di Arte Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna vengono discriminati perché associati (quando va bene) a persone ‘fancazziste’ mantenute dai propri genitori. Ma se lo studente del Dams proviene dal Sud Italia la situazione peggiora: «Per queste due ragioni mi hanno scartata in tantissimi, giustificandosi con stupidi stereotipi come ad esempio ‘Quelli del Dams creano solo problemi, non vogliono studiare e pensano solo a ‘far festa’, oppure ‘No, scusami ma abbiamo avuto brutte esperienze con quelli del Sud perché rubano, sono maleducati e non puliti’. O ancora ‘No, a quelli del sud non affittiamo’, senza dare altre spiegazioni». Daniela ha raccontato inoltre, che ha perso il conto della gente che ha contattato e che non le ha degnata di una minima risposta. È arrabbiata non solo con i proprietari delle case in affitto per studenti, ma anche con i suoi colleghi che cercano coinquilini con cui dividere le stanze: «Gli affittuari non scherzano, ma voi che ci siete già dentro non siete da meno», scrisse l’universitaria su “Bologna in affitto”. Daniela, scocciata della situazione e non avendo trovato un appartamento in affitto, ha dovuto fare domanda per vivere in uno studentato sostenendo molte spese.

Ce n’è anche per gli stranieri

Sulla stessa pagina del social network, pochi giorni dopo si legge un’altra denuncia di discriminazione, questa volta nei confronti di una ragazza straniera. Due studentesse italiane avrebbero voluto condividere il loro appartamento con una infermiera ucraina. «La coinquilina perfetta: simpatica, carina, disponibile, affidabile, riservata, ma anche confidente di turbe amorose e ottima compagna di aperitivi», scrivono le due studentesse su Facebook. Purtroppo, però, la proprietaria non l’ha voluta nel proprio appartamento. Non vuole affittare a stranieri. Le due ragazze hanno anche pensato di invitare la padrona di casa a bere un caffè e per assicurarle che la nuova inquilina, pur non essendo italiana, fosse una brava ragazza. La proprietaria non solo non ha voluto l’incontro, ma ha ribadito l’unica condizione: «Non voglio stranieri in casa mia». Così, le due studentesse hanno pubblicato un annuncio di solidarietà nei confronti della ragazza ucraina e l’hanno aiutata a cercare casa.

E se per le ragazze trovare un alloggio è difficile, per i ragazzi l’impresa è ancora più ardua, soprattutto per gli stranieri. «Mi è capitato tre volte in due giorni che alcuni proprietari di casa mi hanno detto che non affittano a stranieri. Non è questa discriminazione?», si è chiesto un musicista iraniano della Tehran Inter-orchestra iscritto al Conservatorio di musica Giovan Battista Martini di Bologna.

Con il suo antico Ateneo e la sua lunga tradizione di città universitaria per eccellenza, il capoluogo emiliano conta circa 60mila studenti fuori sede, ma qualcuno anche fuori casa.

 

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