Nelle ultime due settimane la candidata leghista alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, Lucia Borgonzoni, avrebbe speso 26 mila euro per sponsorizzare 36 post sui social (media 720 euro a post) di cui uno solo dedicato al suo programma di partito. Gli altri 35 si sarebbero concentrati contro il Pd e il suo rivale politico del centro-sinistra Stefano Bonaccini (11 post), contro l’organizzazione delle Sardine (3 post), su Bibbiano (7 post) e negli ultimi 14 post la leghista avrebbe dato il buongiorno o la buonanotte ai suoi fan. Dati che si possono leggere in un documento consegnato ieri in una conferenza stampa dai fautori del movimento 6000 Sardine Mattia Santori, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa. 

I tre ragazzi hanno voluto spiegare come viene gestita una certa politica oggi. Quella politica che quel 14 novembre 2019 hanno cominciato a voler combattere. Ovvero, quel modo di coinvolgere gli elettori non in base ai loro programmi elettorali, ma in base all’odio verso chi dissente dal loro pensiero. «Dare il buon giorno la mattina pagando Facebook è fare politica? Condividere il volto di Bonaccini con lo stemma del Pd e con una sardina sulla fronte aizzando odio contro il suo rivale politico è fare politica?», si chiede proprio Mattia Santori delle 6000 Sardine. 

E Bibbiano? Quanti dei fan della Borgonzoni sanno che il sindaco del Pd, che inizialmente era stato coinvolto dell’inchiesta giudiziaria Angeli e Demoni sui presunti affidi illeciti di bambini, è stato scarcerato e che la Cassazione ha ritenuto che la misura cautelare sia stata un errore? In pochi se la stessa Borgonzoni queste notizie non le scrive sui social. Se si considera uno studio del Council of Eu, l’82 per cento delle persone non è in grado di riconoscere una notizia vera da una falsa e molti, dunque, sono convinti che ciò che scrive un politico sui social network sia la verità assoluta. Tanti non hanno la capacità tale da capire che un buon politico non offende e attacca il suo rivale, ma pensa e fa programmi per il proprio territorio. 

Da questi presupposti, Santori, Trappoloni e Garreffa hanno lanciato le basi del loro programma se per loro ci sarà un futuro nella società italiana: formare gli utenti giovani e meno giovani all’utilizzo del web e dei social, l’introduzione di un Daspo per gli odiatori su Facebook attraverso una identificazione del profilo (se sei pericoloso sei fuori) e, infine, rendere sostenibile la democrazia. Come? Tornando a fare politica nelle sedi istituzionali e, per il web, inserendo (ad esempio) la dicitura “post politico utilizzato per fini elettorali” quando il politico di turno scrive qualcosa per la sua propaganda elettorale per differenziare un post politico da quello che le 6000 sardine chiamano “populismo digitale”.  

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