Manifesti di propaganda estremista proprio a Bologna in una città divenuta famosa, a questo punto forse erroneamente, per il suo essere “progressista”.
Anche a Bologna, città chiamata dal suo sindaco Matteo Lepore «la più progressista d’Italia», l’associazione antiabortista Provita & Famiglia, quella che si promuove a favore della famiglia fatta solo da uomo-donna e bambini, ha affisso grossi manifesti pubblicitari contro la legalizzazione della cannabis. «La droga legale fa ancora più male», recita il manifesto. E sotto: «Il parlamento blocchi la legge sulla legalizzazione della cannabis». Un manifesto, dunque, di propaganda politica estremista proprio a Bologna in una città divenuta famosa, a questo punto forse erroneamente, per il suo essere “progressista”. Ok, che in democrazia tutte le voci hanno diritto di esistere, anche quelle estremiste come Provita, ma sarebbe almeno più corretto non esagerare nel chiamare Bologna con l’espressione “la città più progressista d’Italia”, se poi in realtà non è proprio così.
Il “progressista” sindaco di Bologna Matteo Lepore negli ultimi giorni non ha nemmeno difeso il consigliere comunale Mattia Santori il quale ha dichiarato di coltivare 3 piantine di marijuana. Anzi il Pd bolognese, da fiero partito catto- progressista (contraddizione nei termini) ha decisamente attaccato l’ex leader delle Sardine per le sue dichiarazioni. Dunque, non basta scattarsi un selfie al Pride con le guance dipinte con i colori arcobaleno per definirsi “progressista”. Bisognerebbe avere il coraggio di dire di No agli estremismi di tutti i tipi, anche quelli legati all’ideologia cattolica che (chissà perché) piace tanto al centro-sinistra bolognese.
Molto probabilmente il sindaco e l’amministrazione in tutto ciò non c’entrano nulla. E come ci scrive un nostro lettore: «Forse si dovrebbe chiedere conto alla società (privata) che affitta gli spazi a Provita». Tuttavia, l’amministrazione rappresenta anche la società privata bolognese.