Nuovo DPCM, «I teatri sono sicuri. Ministri, venite pure a controllare»

I teatri dell’Associazione Teatri Italiani Privati, in seguito all’ultimo DPCM che chiude le attività teatrali, hanno inviato i ministri Speranza e Franceschini a controllare il loro livello di sicurezza.

«Gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico, nonché i ministri Dario FranceschiniRoberto Speranza, sono invitati a fare visita ai nostri teatri per accertarsi di persona dell’alto livello di sicurezza anti-covid garantito». Lo dichiara ATIP, Associazione Teatri Italiani Privati come grido di protesta degli operatori dello spettacolo dal vivo colpiti dal nuovo Dpcm firmato ieri dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per contrastare l’emergenza sanitaria in atto L’ATIP, nata pochi mesi fa dall’esigenza dei lavoratori del settore di riorganizzarsi in seguito al lungo periodo di chiusura e di cui fanno parte i teatri bolognesi Celebrazioni ed EuropAuditorium, denuncia “l’ennesima battuta d’arresto che potrebbe rivelarsi fatale per la sopravvivenza stessa dell’intero comparto”. L’Associazione sottolinea, inoltre, come, nonostante il governo abbia destinato parte dei fondi stanziati al settore cultura, questi siano stati destinati soprattutto al Cinema e ai teatri pubblici, lasciando il settore privato – che essenzialmente vive della vendita dei biglietti – in seria difficoltà.   

In particolare, su questo punto si concentra anche la protesta del Teatro Duse che, pur non facendo parte dell’ATIP, ribadisce «l’importanza di misure di sostegno straordinarie per il teatro privato», visto l’ennesimo colpo subito. «Eravamo pronti a ripartire, seppure con una capienza in sala dimezzata”. afferma la Direzione Artistica del Duse, che prosegue: «con enorme fatica, abbiamo riprogrammato la Stagione svariate volte e investito per riorganizzare gli spazi e sanificarli, nel rispetto dei protocolli sanitari che abbiamo predisposto e attuato fin da subito. Ora siamo nuovamente costretti a fermarci e tutto il lavoro fatto è improvvisamente vanificato».  

L’ATIP,  sicura del rispetto dei protocolli sanitari e della sicurezza anti-covid invita, dunque, il governo a «rivedere il provvedimento emanato». «Non ci sarà una seconda chiamata” chiosa ancora l’ATIP, cercando di dar voce a un settore, quello della Cultura, che negli ultimi mesi di pandemia ha sofferto moltissimo pur continuando, come sempre, a resistere. 

 

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