Paghiamo una “tassa di religione comunale”, come se la Chiesa non avesse soldi

Il 22 dicembre scorso il Comune di Bologna ha approvato un bando destinato al culto religioso con cui destina quasi mezzo milione di euro all’edilizia di edifici religiosi cattolici e non.

Quasi mezzo milione di euro presi dai fondi pubblici del Comune di Bologna e destinati all’edilizia di culto religioso. Come se la Curia non avesse già un immenso patrimonio immobiliare. Ha bisogno anche dei nostri soldi tramite una tassa che paghiamo tutti chiamata “tassa di religione comunale”. Tre giorni prima di Natale la Giunta Comunale ha approvato un bando per l’assegnazione agli enti esponenziali della Chiesa cattolica e delle altre Confessioni religiose della somma di euro 452.360,35 quale quota (7%) dei proventi derivanti dagli oneri di urbanizzazione secondaria introitati dal Comune di Bologna negli anni 2018-2019. 

Questa “tassa di religione comunale”, che grava sui cittadini bolognesi, «può essere azzerata in qualsiasi momento dal consiglio comunale (come accadde a Imola nel 2019) e i fondi possono essere destinati ad altro come l’edilizia scolastica, strutture sanitarie, asili nido, parchi pubblici», fa sapere la sede bolognese dellUaar, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti.  

Riflettendoci meglio, una “tassa di religione comunale” dimostra come l’Italia sia un Paese laico solo a parole ma non nei fatti. Come si legge sul sito dell’Uaar, «spesso, si sente affermare quanto sia laica la nostra Costituzione e come essa ben garantisca la laicità dello Stato. Esiste anche una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 203 del 1989) in cui si afferma che la laicità è “principio supremo” dello Stato repubblicano. Eppure, nella nostra Costituzione, le parole “laico” e “laicità” non si trovano proprio, non compaiono neanche una volta». L’articolo 7 della Costituzione italiana recita: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Se fosse davvero così non pagheremmo una “tassa di religione comunale”.

Che l’ Italia non sia davvero laico ma profondamente cattolico è evidente fin dal 1929 quando il regime fascista stipulò con la Santa Sede i Patti Lateranensi. Nel concordato si affermava che «la religione cattolica apostolica e romana è la sola religione dello Stato». Solo nel 1984, con la revisione delle disposizioni concordatarie fu possibile riaffermare che «lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». L’Italia tornava pertanto ad essere, almeno formalmente, uno stato laico. A parole.

Oggi, l’Uaar fa tornare di nuovo attuale l’argomento in seguito all’approvazione del Comune di Bologna di questa famosa “tassa di religione” che, secondo Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, «deve essere azzerata e i soldi pubblici devono essere utilizzati per il patrimonio pubblico».

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