«Era marzo quando Coordinamento Migranti BolognaAssociazione Studi Giuridici Immigrazione e molte altre associazioni manifestavano la preoccupazione di possibili focolai nei luoghi di lavoro e di accoglienza dei migranti (Cas di via Mattei). Era metà marzo quando come Coalizione Civica sollevavamo il tema in Consiglio Comunale, e siamo tornati a farlo molte volte in questi mesi. Il Cas Mattei è ancora lì, nessuno l’ha chiuso. Allo stesso modo non ci sono state ordinanze in questi mesi che chiudessero i luoghi di lavoro in cui non venivano rispettate le normative Covid». È il commento a caldo della consigliera comunale Emily Clancy di Coalizione civica in seguito alla decisione del sindaco di Bologna, Virginio Merola, di chiudere da oggi piazza san Francesco per evitare assembramenti ed evitare la diffusione del virus. Il messaggio di Clancy è chiaro: due pesi, due misure. Perché chiudere piazza san Francesco che ha «un’altissima vocazione alla socialità» e non chiudere il centro di accoglienza straordinaria dei migranti in via Mattei o l’azienda di logistica Bartolini quando in questi ultimi si sono sviluppati dei focolai di coronavirus? 

Secondo la consigliera di Coalizione civica è vero che nell’ultimo periodo la presenza di persone in piazza san Francesco non è stata sempre rispettosa della normativa per il contenimento della diffusione del Coronavirus, ma la sua chiusura non è la soluzione adatta. A Bologna «c’è bisogno di più spazi pubblici, in particolare dopo un lockdown che ci ha fatto trascorrere diversi mesi in casa, per chi aveva la fortuna di averne una, e non tutti nelle stesse condizioni», ha scritto Clancy sulla sua pagina. Inoltre, la consigliera propone nuovamente di istituire un “sindaco della notte” «come hanno fatto da tante capitali europee per dare dignità, importanza e centralità anche alla vita notturna delle città e ragionare insieme di equilibrio, valorizzazione e condivisione degli spazi pubblici». 

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