Accolta in casa da una coppia bolognese, così una ragazza iraniana è riuscita a laurearsi

Non riusciva a trovare casa perché straniera e musulmana fin quando una coppia bolognese ha voluto ospitarla gratuitamente nella propria casa nel quartiere Corticella a Bologna. Così Amira (nome di fantasia), una studentessa iraniana da poco laureata all’Università di Bologna – con tesi sul terrorismo islamico – è riuscita ad ottenere nel marzo scorso una stanza singola dove poter vivere senza pagare l’affitto fino al conseguimento della laurea specialistica.

«Le abbiamo dato una stanza, uno scaffale della cucina, una parte del frigorifero, l’uso del bagno e della lavatrice», racconta la donna della famiglia bolognese che ospita la ragazza. Per la coppia è naturale avere delle persone straniere in casa: «Rientra nel nostro Dna. Siamo abituati, lo facciamo da un sacco di anni», spiega la donna 61enne con un passato da contadina e catechista ma che ora si occupa di volontariato nella Casa della Carità, associazione cattolica di assistenza ai disabili.

Nella scorsa primavera la madre superiora della Casa della Carità lanciò un appello alle volontarie in cerca di qualcuno che potesse offrire una stanza a una ragazza straniera in cerca di alloggio. La richiesta proveniva da una suora bolognese in trasferta in Vaticano che aveva saputo della difficoltà della studentessa iraniana nel trovare casa nel capoluogo emiliano. La religiosa era stata professoressa a Roma del fratello di Amira.

«Non riuscivo a trovare casa perché sono straniera», dice la 28enne di Teheran. «Quando cerchi un alloggio per mesi e trovi annunci in cui leggi ‘No stranieri, No Erasmus’ perdi le speranze. Poi, quando ho avuto questa opportunità sono stata felicissima e ho potuto, dunque, continuare a studiare a Bologna», racconta entusiasta la dottoressa iraniana.

Amira propose di pagare l’affitto della stanza, ma la coppia si rifiutò. Le raccomandazioni ecclesiastiche hanno dato maggior fiducia per accogliere gratuitamente la ragazza nella propria casa. Probabilmente la famiglia bolognese che ha aiutato Amira sa cosa significa aver bisogno di un tetto in un Paese straniero con un figlio studente all’Università in Veneto e una figlia emigrata in Norvegia in cerca di fortuna. «Abbiamo scelto di accogliere Amira perché la nostra casa è vuota e perché abbiamo da sempre avuto ospiti stranieri in casa. Abbiamo ospitato anche un brasiliano a cui abbiamo pagato il biglietto aereo per tornare in Brasile», racconta la coppia.

«Penso che quelli che rifiutano sono vittime di un pregiudizio che ha radici nella situazione attuale. Per la gente comune il nemico è lo straniero», incalza il 64enne che ha ospitato la studentessa insieme alla moglie. L’uomo fa riferimento alla storia di Josef, uno studente di colore che a Bologna l’anno scorso si è visto negare un affitto perché nero. «Noi, invece, accogliamo anche stranieri perché avere una cultura diversa in casa ci fa stare meglio. Vivere nella paura del diverso ti uccide prima che ti ammazzino», conclude l’uomo.

Ed è proprio l’accoglienza bolognese che ha fatto sentire la studentessa iraniana a casa: «Ogni tanto torno dai miei parenti in Iran, ma a Bologna ho trovato la mia seconda famiglia», dice la dottoressa iraniana.

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