Riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera aperta indirizzata al leghista Matteo Salvini da parte dei ragazzi di Castenaso che si oppongo alle sue politiche e che il giorno del suo comizio sono scesi in piazza ma non hanno avuto modo di farsi sentire perché relegati a un angolo. Oggi, quei ragazzi inviano alla stampa una lettera in cui spiegano le motivazioni della loro manifestazione contraria al comizio leghista.

«A Matteo Salvini, 

siamo i ragazzi che hanno organizzato la contestazione al suo comizio di Castenaso. In questi giorni siamo stati definiti “sardine” da parte dei mezzi d’informazione, “pesciolini”, “zecche dei centri sociali” e “zoccole comuniste” (citiamo testuali parole) da lei o dai suoi sostenitori. Non siamo nulla di tutto questo. La manifestazione che abbiamo organizzato è nata come contestazione pacifica da parte di semplici cittadini preoccupati. Non abbiamo potuto organizzare un evento ufficiale e più strutturato, dato il poco preavviso del suo comizio, ma, nonostante ciò, siamo riusciti a radunarci con il semplice passaparola e l’affluenza spontanea della gente di passaggio. Come potranno testimoniare coloro che erano presenti, la nostra idea era quella di non ostacolare lo svolgimento del comizio e, anzi, ascoltarlo, semplicemente facendoci vedere. Nonostante ciò, non ci è stato concesso di avvicinarci e siamo stati confinati in un angolo della piazza, dal quale lei non poteva vederci e noi non potevamo sentirla.

Siamo stati bloccati, benché nella piazza ci fosse spazio per tutti, da un cordone di forze di polizia decisamente sovradimensionato per l’intento che avevamo: scudi e manganelli, rimasti inutilizzati, non ci sono sembrati necessari per l’entità innocua della folla eterogenea che eravamo (tanti giovani, ma anche adulti, anziani, famiglie). Avremmo solo voluto mostrare che c’è tanta gente che non è d’accordo con lei. Dal momento che ciò non è stato possibile, ci siamo dovuti far sentire e, purtroppo, come spesso succede in queste situazioni, sono state utilizzate alcune espressioni forti. 

La Lega di Castenaso per questo ci ha criticati, forse non comprendendo la natura più viscerale di ogni manifestazione di qualsiasi tipo, fatta non tanto per esprimere elaborate tesi politiche, quanto più per dare una forma al proprio dissenso. Ma dissenso da cosa di preciso? Siamo profondamente contrari al modo in cui la campagna elettorale per le elezioni regionali è stata affrontata dal suo partito e al fangoso terreno su cui cercate di portare il dibattito politico. L’Emilia-Romagna non ha bisogno di essere “liberata”, ma merita, come ogni territorio, un dibattito dignitoso effettuato nel modo appropriato

Innanzitutto, dovrebbe essere il candidato alla presidenza della regione ad affrontare in primo piano la campagna elettorale, non il capo politico del partito. Lucia Borgonzoni, invece, non era in piazza mercoledì e questa non è di certo stata un’eccezione. In secondo luogo, l’elezione regionale non è un referendum sul governo, ma, nonostante ciò, lei, Matteo, sta spingendo gli emiliano-romagnoli a crederlo. Per questo motivo si riempie la bocca di facili slogan, sbandiera presunti problemi di sicurezza e sanità in una regione che, al contrario, è un modello sotto questi aspetti, strumentalizza e manipola tragiche vicende come quella di Bibbiano e l’assassinio di Stefano Cucchi, bacia rosari e giura sul Vangelo, mentre gran parte delle sue idee contraddicono gli ideali cristiani. Facendo tutto ciò lei abbassa il dialogo politico al livello di una dialettica da social network, mentre invece servirebbero proposte concrete, pensate, argomentate in maniera coerente.

La nostra visione della politica ci porta e ci porterà sempre a vedere in ciò che rappresenta con la sua immagine pubblica un influencer prestato al mondo politico, una macchina finalizzata solo ad accumulare sterile consenso. Chi è sceso in piazza con noi a Castenaso sa che i problemi sono più complessi di come lei li presenta, sa come sia necessario un dialogo politico e non un monologo reazionario, che ha sempre bisogno di un “nemico” da usare come capro espiatorio. Le persone scese in piazza con noi erano lì perché sanno che le problematiche e i temi della regione Emilia-Romagna (e dell’Italia tutta) necessitano ben più di una diretta su Instagram per essere risolti: hanno bisogno di argomentazioni e persone competenti, che pensino anzitutto al bene comune, facendo gli interessi di un’intera comunità e non solo dei propri “followers”. Followers che lei e la sua “Bestia” nutrite dando loro in pasto immagini e video selezionati ad arte per scatenarne la rabbia.

Gli ultimi episodi risalgono a mercoledì stesso, quando ha esposto alla gogna pubblica sia un nostro compaesano che un ragazzo di San Pietro in Casale (per quest’ultimo utilizzando un video montato ad hoc), mostrandosi ancora una volta per il bullo che è, mentre nelle nostre scuole viene insegnato ai ragazzi ad essere il contrario. Lei si fregia spesso di parlare “da papà”, ma questa volta parliamo noi in quanto figli di questa terra, figli che si ribellano ad uno svilimento della politica sia come strumento che come mestiere e che, per questo, saranno sempre contrari a quello che lei ha scelto di rappresentare». 

Cordiali saluti 

i ragazzi di Castenaso, ma crediamo anche tanti altri 

 

 

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