La sede del centro sociale Vag61 va a bando, ma gli attivisti: «Qui siamo, qui restiamo»

Messa al bando la gestione dell’immobile del centro autogestito Vag61.  Il Comune di Bologna ha fatto uscire un avviso pubblico che riguarda la gestione di 10 edifici di proprietà dell’amministrazione tra cui anche quello dell’immobile di via Paolo Fabbri 110 che dal 2004 è la casa dei progetti e delle iniziative del centro sociale Vag61 «Un bando non può misurare la complessità che emerge dalle esperienze di autogestione, non può rispondere all’esigenza di plasmare forme innovative di cooperazione e organizzazione», fanno sapere gli attivisti del centro sociale che si trovano costretti a partecipare al bando pubblico per non perdere tutto quello che hanno costruito fino a ora. «L’alternativa sarebbe quella di consegnare ad altri il pretesto per accampare diritti sugli spazi racchiusi tra le pareti di Vag61. Non abbiamo garanzie e non possiamo certo dimenticare che questa amministrazione è la stessa che ha sgomberato numerosi centri sociali, aprendo altrettante ferite che sentiamo come nostre sulla pelle. Corriamo un rischio, per non correrne uno maggiore», si legge in un comunicato a firma del centro sociale.

Negli ultimi anni 15 anni all’interno dell’immobile di via Paolo Fabbri in modo autogestito hanno creato: il Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani” (che ha ricevuto la “Dichiarazione di interesse culturale” da parte della Sovrintendenza archivistica dell’Emilia-Romagna – Archivio di Stato di Bologna), Smk videofactory e OpenDDB, il Fondo Roversi, la Palestra popolare, il quotidiano online autogestito Zeroincondotta – Zic.it, il cantiere culturale permanente di Resistenze in Cirenaica, il Comitato B.E.C.C.O. (Bologna Est Contro il Cemento e per l’Ossigeno), il Nodo Sociale Antifascista, il Condominio Bel(le)trame in sinergia con il vicino dormitorio, la musica di Bologna Calibro 7 Pollici, i cibi resistenti della Brigata cucinieri, i gruppi di acquisto solidale di Alchemilla G.a.s. e Giaz.

«E ora il Demanio ha fatto sapere di non aver trovato niente di meglio da fare che mettere la sede del Vag61 in vendita a favor di privato. Con gli immobili pubblici funziona così, a Bologna», incalzano dal centro sociale nel comunicato. Per portare avanti tutto ciò, negli anni gli attivisti hanno riversato negli spazi di via Paolo Fabbri 110 un investimento sociale, politico, culturale e anche economico difficile da rendere in freddi numeri. «A questo percorso vogliamo caparbiamente dare continuità, per portare avanti le pratiche di autogestione, autorganizzazione, autoproduzione e tramite queste dimostrare che è possibile contrapporsi al mercato e al profitto, alla cultura omologata, all’individualismo e al pensiero sessista, razzista e fascista. on abbiamo alcuna intenzione di smobilitare e chiudere i battenti», dicono dal Vag61.

 

Condividi