«Piena solidarietà a Emma Marrone», gli Street Clerks di fianco alla cantante aggredita sui social dall’ex consigliere leghista 

«Se Emma Marrone vuole provare, attraverso un palco o attraverso i proprio canali, a sensibilizzare le persone secondo il suo pensiero ha tutto il diritto di farlo». Alla vigilia del loro concerto al Bravo Caffè di via Mascarella a Bologna (giovedì alle 22,00), gli Street Clerks, i musicisti protagonisti del late night show di Alessandro Cattelan “E poi c’è Cattelan” in onda su SkyUno, hanno espresso la loro opinione sul caso Emma Marrone aggredita sui social con un commento sessista dall’ex consigliere leghista Massimiliano Galli. La cantante toscana aveva espresso il proprio dissenso contro le politiche di chiusura dei porti ai migranti attuate dal governo giallo-verde. «Anche se si tratta di politica, una persona ha diritto di esprimere le proprie idee», dicono gli Street Clerks. 

La band formatasi a Firenze nel 2007 e composta da Valerio Martino Fanciano (voce, pianoforte, chitarra), Alexander Woodbury (voce, chitarra) Francesco Giommi (batteria e voce) e Cosimo Ravenni (contrabbasso, basso e voce), porterà domani i brani inediti del loro ultimo album uscito nel 2018 sul palco del Bravo Caffè. 

Cosa si deve aspettare il pubblico bolognese dal vostro concerto? 

«La maggior parte del pubblico ci conosce per un repertorio di cover che proponiamo nel programma di Alessandro Cattelan su SkyUno, ma il nostro concerto sul palco del Bravo Caffè sarà in una chiave diversa: canteremo sia i brani più noti, sempre con la nostra caratteristica di 4 voci e 4 strumenti, sia i brani del nostro ultimo album “Com’è andata la rivoluzione?”. 

E alla fine com’è andata questa rivoluzione? Di che rivoluzione si parla?  

«È una rivoluzione interiore, non c’è niente di politico (nonostante l’album sia uscito il 50esimo anno dopo le rivoluzioni del ’68). Chiediamo al nostro pubblico com’è andata la rivoluzione perché anche noi non lo sappiamo veramente, ma cerchiamo di farci un’idea con i nostri brani. Per noi è una piccola rivoluzione che abbiamo portato avanti nei nostri 12 anni di attività. Una carriera all’inizio, ma dell’età giusta per fare un piccolo resoconto di questa nostra rivoluzione interiore partita dai banchi di scuola con i sogni ribelli delle occupazioni a scuola, delle chitarre suonate da adolescenti fino ad arrivare alla realizzazione di questo sogno da musicista che da ragazzi nonci aspettavamo».

Avete iniziato con cover di musica anni Cinquanta e Sessanta, siete in 4 come i Beatles. È un caso oppure prendete spunto proprio dai Beatles nella vostra musica? 

«È nato tutto da loro. Se facciamo un minimo comune multiplo di quello che ci lega, l’insieme più grande di quello che si interseca è quello dei Beatles: siamo tutti e 4 cresciuti con la band di Liverpool in sottofondo. La cosa bella è che ognuno di noi è contaminato da qualcosa ispirato ai Beatles. Ci rifacciamo molto a loro e cerchiamo una chiave moderna per portarli sempre anche oggi nelle nostre canzoni nell’album e anche dal vivo». 

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