Da «Aiutateli a casa loro» a «Incarcerateli a casa loro» il passo è breve. L’idea di differenziare i detenuti nelle carceri italiane in base alla nazionalità viene oggi dai consiglieri del gruppo regionale della Lega Emilia-Romagna dopo le proteste e le rivolte di queste ultime ore in molti istituti penitenziari italiani tra cui anche alcuni dell’Emilia-Romagna. Dal momento che circa la metà dei detenuti sono stranieri (per motivi che i leghisti ignorano), i consiglieri, tra cui anche l’ex candidata presidente della Regione, Lucia Borgonzoni, chiedono «che vengano accelerati gli accordi per mandare i detenuti stranieri a scontare le pene nelle loro patrie galere». In Italia solo delinquenti italiani. Quindi i delinquenti italiani esistono. Eppure sulle loro pagine social durante la campagna elettorale regionale, Borgonzoni e lo stesso Matteo Salvini non aspettavano altro che condividere notizie di stranieri che avessero commesso un reato. Reati di italiani mai. 

Ma messo da parte questo dettaglio, è difficile spiegare come mai proprio la Lega è stata oggetto di un’inchiesta della procura ligure arrivata proprio all’estero in seguito a una rogatoria per cercare di tracciare i flussi di denaro riconducibili al partito guidato da Matteo Salvini. Come riportato dal giornale l’Espresso, poco più di un anno fa ci fu un blitz condotto dalla Guardia di finanza in Lussemburgo, nato in seguito all’inchiesta per riciclaggio: l’ipotesi della procura è  stata che una parte dei 49 milioni frutto della truffa leghista ai danni dello Stato sia stata portata nella piazza offshore e poi fatta rientrare in Italia attraverso società di comodo. Tutto questo, secondo gli inquirenti, per evitare il sequestro dei fondi. In parole povere, tutto questo per sviare proprio le leggi di “casa loro”. 

Condividi