Coronavirus Emilia-Romagna, giornalisti chiedono di poter fare domande 

La diretta Facebook del commissario ad acta per l’emergenza pandemia Coronavirus, Sergio Venturri, è una modalità che non permette di porgli domande che necessitano di una risposta. 

«Cara Regione vorremmo qualche risposta a tante domande. L’Emilia Romagna ogni sera diffonde i dati su positivi, deceduti e guariti ma non dà la possibilità ai giornalisti di interloquire e d domande magari anche scomode ma che necessitano di una risposta. Noi ne mettiamo dieci sul tavolo: vediamo se qualcuna “riceverà udienza” ai piani alti di Bologna  Non siamo medici, infettivologi, rianimatori né tanto meno amministratori pubblici. Siamo semplici cronisti. Osserviamo e raccontiamo ciò di cui siamo testimoni diretti o indiretti. 

Ci sono tante cose, troppe cose, nella nostra città e nella nostra provincia, che fatichiamo a capire. Primo fra tutti il perché Piacenza continui ad avere un numero di morti da Coronavirus così elevato, tanto alto da uscire da qualunque precedente statistica? Cosa rende l’evoluzione della malattia così nefasta nel nostro territorio? Domande a cui è difficile dare risposte anche perché l’emergenza Covid-19 purtroppo rende molto complicato svolgere il nostro lavoro, fare domande e ricevere risposte. 

Prendete il commissario regionale ad acta Sergio Venturi che ogni sera via Facebook ci aggiorna sull’emergenza Coronavirus. Venturi ex assessore alla salute era da qualche giorno in pensione ed è dovuto rientrare in campo a causa della positività del suo successore Raffaele Donini. Venturi, con un passato di medico e direttore generale di strutture ospedaliere, è persona competente e rassicurante … però … però … il suo è un monologo senza alcuna possibilità da parte dei giornalisti di interloquire, di porre domande (né scritte né in diretta).  E questo a nostro giudizio non va bene. 

Le modalità tecniche per organizzare conferenze stampa a distanza sono tantissime (anche gratuite nel caso) e lo dimostrano i nostri figli che quotidianamente si collegano con gli insegnanti attraverso varie piattaforme. Potrebbe farlo Venturi, potrebbe farlo l’assessore Donini o lo stesso Stefano Bonaccini o tutti assieme. Certo noi, come i colleghi di tante altre testate (online come cartacee), non siamo “Porta a Porta” ma qualche migliaio di lettori ciascuno lo contiamo ed abbiamo diritto di fare domande e ricevere risposte. L’emergenza non può essere una giustificazione sufficiente per sottrarsi costantemente al confronto. Perché gli abitanti di Piacenza (prima ancora dei giornalisti) al di là di frasi di circostanza hanno bisogno di sapere tante cose. 

In attesa di avere la chance di fare il nostro mestiere alcune domande le scriviamo qui. Chissà mai che arrivino fino a Bologna e ricevano udienza. 

1) Cosa sta succedendo a Piacenza e perché si continua a registrare un numero elevatissimo di morti (e non rallenta neppure quello degli infettati) nonostante la nostra provincia sia “partita” prima del resto della regione? Come si spiega un tasso di mortalità fra i più alti al mondo? 

2) Ci sono (o ci sono stati) problemi particolari, errori di valutazione, errori procedurali, nelle strutture ospedaliere pubbliche e/o nelle strutture private piacentine (cliniche, RSA etc.) che hanno agevolato il diffondersi del virus in ambito nosocomiale? Il non aver effettuato tamponi di massa al personale sanitario può aver favorito la diffusione? 

3) Come mai nonostante ci vogliano non più di 15 giorni per avere dalla Cina tutti i necessari DPI (mascherine FP2 e FFP3, guanti, occhiali etc.) ancora oggi (dopo due settimane dallo scoppio dell’emergenza) molti operatori sanitari, medici di famiglia, medici ospedalieri, infermieri, operatori RSA, agenti di polizia locale etc. non hanno le necessarie protezioni?  A chi si deve questa inefficienza? 

4) Avete (come Regione) assunto informazioni sulla situazione denunciata dalla collega Selvaggia Lucarelli riguardo ad alcune strutture sanitarie private piacentine, notizia ripresa poi da altre testate, con ulteriori inquietanti particolari. Potete darcene conto? 

5) Come mai Piacenza nonostante la contiguità territoriale ed economica con il basso lodigiano (di cui è città di riferimento molto più di Lodi) non è stata subito inclusa nella zona rossa? Hanno pesato considerazioni economiche (vedi poli logistici)? 

6) La famosa luce in fondo al tunnel che il commissario Venturi sembrava preconizzare per Piacenza – alcuni giorni fa – resta spenta. Non sarebbe il caso di fare quanto ancora non si è fatto sul territorio ossia chiudere fabbriche, poli logistici, banche, poste insomma trasformare Piacenza in zona rossa per fermare questa ondata? 

7) Vista la gravità della situazione e il numero elevatissimo di morti vorremmo capire se a Piacenza si stanno utilizzando e sperimentando farmaci che in altre parti d’Italia sembra abbiano avuto riscontri clinici positivi e promettenti su pazienti gravi. Se questa sperimentazione non è in atto vorremmo capire il perché.  Se invece lo è vorremmo saper come sta andando. 

8) Si è valutato di chiedere aiuto e ad infettivologi e specialisti di strutture universitarie italiane d’eccellenza per offrire supporto al nosocomio cittadino? 

9) Come mai in Emilia Romagna si è eseguito fin qui un numero di tamponi largamente più basso rispetto a quello di Lombardia e Veneto?  Avete proiezioni od ipotesi su quanti possono essere realmente i positivi rispetto a quelli riscontrati con i test? Quanto ci torneremo ad allinearci con le altre regioni?  

10) Come mai nel bollettino quotidiano non vengono più forniti dettagli importanti come ad esempio le età dei positivi e dei deceduti e le loro patologie pregresse? 

In attesa di risposte da parte degli organi competenti».

 

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