“L’ottavo segreto di Bologna”, esce oggi il romanzo che scopre una città inedita

Un romanzo per raccontare il capoluogo emiliano-romagnolo in modo intimo ed insolito: è “L’ottavo segreto di Bologna”, opera prima dell’esordiente Emanuele Muccillo pubblicata questa settimana su Amazon sia in formato fisico che kindle. Il libro, sponsorizzato l’autunno scorso con degli adesivi disseminati per le vie del centro urbano che promettevano di rivelare tutti i segreti della città, offre una visione inedita, giovane e non scontata di Bologna dal punto di vista di un estraneo.  Il protagonista senza nome, cinico, disilluso e con un passato famigliare difficile, arriva a Bologna dalla “Terra dei Fuochi” trascinato dall’insoddisfazione tipica del neolaureato. Giunto in città scopre che è in atto una vera e propria caccia al tesoro in cui rimane inevitabilmente coinvolto: un misterioso Autore ha disseminato in vari luoghi alcuni racconti (chiamati “dialoghi”) che sia le persone che i mass media si affannano a trovare. L’identità dello scrittore e il significato di questi testi sembrano essere l’ottavo segreto di Bologna, l’unico mai rivelato, ma tra colpi di scena e una visione introspettiva estremamente personale, sarà il protagonista a risultare completamente cambiato.

Il titolo del romanzo di Muccillo allude ai sette segreti di Bologna, ovvero quei particolari nascosti o bizzarri della città che sia i turisti che gli studenti fuori sede imparano a conoscere. Tra questi si possono ricordare le tre frecce piantate nel soffitto di Corte Isolani (Strada Maggiore) che secondo la leggenda sarebbero state scagliate da alcuni sicari che mancarono l’obiettivo perché distratti da una donna nuda. Oppure l’ombra della statua del Nettuno, che secondo un particolare gioco di luci e ombre ingrandirebbe le dimensioni dei genitali del dio. Un altro celebre mistero è il cosiddetto “telefono senza fili”, situato sotto Palazzo del Podestà, che permette di comunicare a distanza parlando contro le colonne. Questi non sono gli unici particolari folkloristici che fanno da sfondo alla narrazione: nel romanzo “L’ottavo segreto di Bologna” si possono ritrovare anche alcuni personaggi tipici della città, come la Controlla e il signore in bici che fa comizi a voce alta per le vie del centro, tutti ritratti con grande empatia.

Ambientato nell’arco di un’unica giornata, il romanzo è denso di riflessioni, volti e luoghi narrati con uno stile asciutto e coinciso (il libro è infatti composto di sole 154 pagine). La scrittura, anti retorica e tutt’altro che zuccherosa, esprime la visione esistenziale della voce narrante: uno sguardo da “straniero” sulla città, proprio come il Marcello del film “La dolce vita”. La storia si snoda anche attraverso i “dialoghi” sparsi in giro per Bologna dall’inafferabile autore e ritrovati dal protagonista, dei veri e propri piccoli racconti che spesso virano sul thriller. Questi testi, «dialoghi tra persone comuni con uno stile tutto cinematografico», trattano svariati temi come la paura e le pressioni sociali, e sono densi di sorprendenti e ingegnosi colpi di scena (su tutti, il capitoletto intitolato “Padre G.”). Ogni scritto riflette in qualche modo le ansie e gli incubi del narratore.

Il protagonista del romanzo ha diverse cose in comune con Emanuele Muccillo, il suo autore. Come lui è nato nel Sud Italia, a Marcianese (provincia di Caserta), ha studiato Lettere e ama vagare per la città annotandosi incontri, frammenti e impressioni su un taccuino. La spinta a scrivere un libro gli è venuta facendo la vita dello studente, dove le giornate trascorrono in modo statico. «Mentre scrivevo sentivo che si stava perdendo la magia di Bologna, la sua eccezionalità, che non consiste solo in un giro turistico», ha dichiarato Muccillo alla Gazzetta di Bologna. «Serve una riscoperta emotiva dei luoghi, ma anche degli incontri che questi ci permettono di fare. Per questo i vari segreti sono solo un pretesto per andare al di là, per connettersi. Nel mio piccolo ho voluto lasciare una traccia».

“L’ottavo segreto di Bologna” non è solo un romanzo, ma è anche parte di un più ampio progetto che è in atto da settembre: per le vie del centro sono comparvero degli adesivi con sfondo nero con stampate alcune domande come «Credi davvero che i segreti di Bologna siano solo sette?». Gli adesivi rimandavano a un curioso account Instagram (@ottavosegreto) in cui i vari luoghi della città sono modificati digitalmente. Il collettivo che ha aiutato Muccillo a sponsorizzare il suo romanzo è formato da Remo Grillo, un programmatore informatico che ha curato l’aspetto social, da Biagio Amodio, il creatore delle grafiche degli adesivi e della copertina del libro, da Giuseppe Moriello, che si è occupato del marketing, e da Rita D’Apice, che ha contribuito alla correzione delle bozze e alla distribuzione del materiale pubblicitario tra le vie del centro e le sedi universitarie.

Il romanzo di Muccillo ci restituisce una Bologna viva e pulsante, emotivamente carica di sensazioni e quasi tangibile. In tempi di quarantena da Coronavirus, leggere “L’ottavo segreto di Bologna” può apparire come un esercizio di nostalgia, ma bisogna ricordarsi che, come scrive l’autore a pagina 72, «Bologna era tremendamente viva e la morte sembrava non passare mai sotto quei portici». 

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