I segreti di Bologna non sono sette, come vuole una certa tradizione popolare, ma otto. Per celebrare il valore del dialogo, iracconto come contatto tra persone la vera essenza della città, i componenti del collettivo artistico “Ottavo segreto” riveleranno a fine novembre sui social network un mistero che ritengono inedito. La campagna comunicativa del progetto comprende curiosi aneddoti sulla città, pubblicati su Instagram e Facebook, oltre a misteriosi adesivi che sono comparsi in alcune strade del centro. 
 
Camminando per il cuore di Bologna, per esempio in via Zamboni, via delle Moline o via Marconi, è facile imbattersi in alcune etichette tondeggianti attaccate a pali e panchine, minimaliste, semplici scritte bianche su sfondo nero. I testi contenuti in esse pongono le seguenti domande: «Qual è l’ottavo segreto di Bologna?» e «Credi davvero che i segreti di Bologna siano solo sette?». Se si è incuriositi si può cercare “Ottavo Segreto” su Instagram o su Facebook, come indicato nel margine dell’adesivo. Si scoprirà che l’omonimo collettivo pubblica, ogni settimana, una diversa e insolita curiosità sulla città con tanto di foto e video. 
 
Tra i misteri condivisi, che al momento sono cinque, figurano alcuni classici della cultura popolare bolognese che si tramandano attraverso i racconti delle persone. C’è il vaso rotto da cercare una volta che si è saliti sulla Torre Asinelli, oggetto simbolo dell’opulenza cittadina mai avvistato da nessuno. Oppure le tre frecce piantate nel soffitto di Corte Isolani (Strada Maggiore), scagliate, secondo la leggenda, da altrettanti sicari che hanno mancato l’obiettivo perché distratti da una donna nuda. Anche la statua del Nettuno ha un mistero: la sua ombra, grazie a un particolare effetto di luci, e con la complicità di una mattonella più scura, aumenterebbe le dimensioni dei genitali del dio. Altri esempi sono il celebre “telefono senza fili” sotto Palazzo del Podestà, che permette di comunicare attraverso le volte parlando contro le colonne. Infine, la “piccola Venezia”, una finestra su via Piella che rivela il suggestivo canale delle Moline incorniciato dalle case. 
 
Osservando bene i contenuti pubblicati dal collettivo “Ottavo segreto” si nota che qualcosa non quadra. Nella foto del Nettuno, per esempio, è presente l’ombra, ma la statua è scomparsa, rimossa digitalmente. Nel video sulla finestra di via Piella il canale delle Moline diventa un errore da computer: “piccolavenezia.mp4 ha smesso di funzionare”. Uno degli obiettivi del progetto, oltre a rielaborare i racconti popolari bolognesi in un’ottica contemporanea, è quello di sottolineare il valore effimero, puramente turistico, delle curiosità su Bologna. «Quando dal Sud mi sono trasferito a Bologna mi sono accorto che c’è sempre qualcuno che racconta queste leggende, che le tramanda e si aspetta che tu lo faccia a tua volta», ha dichiarato un portavoce di “Ottavo segreto”. “Non è importante il racconto in sé, ma il contatto che questo crea tra le persone, lo scambio di qualcosa di più profondo di una storiella”. 
 
Secondo il collettivo artistico, Bologna è il laboratorio perfetto per questo tipo di iniziative perché accoglie chiunque e stimola le iniziative artistiche più disparate. I ragazzi, soprattutto gli studenti che vivono la città come un luogo di transizione tra l’università e il mondo del lavoro, devono riscoprire il valore del racconto senza subirlo passivamente. La rivelazione dell’ottavo mistero sarà un modo per riscoprire la città come un luogo da vivere per strada con il proposito di trovare nuove idee. 
 
 
 

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