«Comune e Università di Bologna escludono atei e agnostici e progettano l’educazione alla cittadinanza e alla pace solo con i “Capi delle Comunità religiose abramitiche”».
«Invece di istituire una “Casa della laicità” nella quale potevano trovare posto tutte le convinzioni sui temi religiosi, senza privilegiati e esclusi, hanno puntato a costruire un organismo comunitarista con rappresentanza affidata a capi religiosi di tre confessioni specifiche, alcuni dei quali possono essere esclusivamente uomini, quindi in aperta violazione dei principi di laicità e di eguaglianza tra i generi». È la critica mossa dal Circolo UAAR di Bologna (Unione degli atei agnostici razionalisti) in seguito alla istituzione da parte del Comune e dell’Università di Bologna alla “Casa dell’incontro tra Religioni e Culture” nata per costruire un dialogo tra le religioni e per educare la cittadinanza alla pace. Comune e Università avrebbero “dimenticato”, secondo il Circolo UAAR, una componente interculturale fondamentale della società: le persone atee, agnostiche, areligiose e che in generale non vogliono essere inquadrate nello stereotipo di una appartenenza etnico-religiosa.
«È inaccettabile la scelta istituzionale di escludere il diritto alla libertà dalla religione e i cittadini atei e agnostici da un tavolo istituzionale in cui si progetta l’educazione alla cittadinanza e alla pace», dichiara Andrea Ruggeri, coordinatore del circolo locale dell’associazione. «In Italia filosofi atei e agnostici erano presenti ben prima dell’arrivo delle religioni abramitiche e i non credenti oggi sono oltre 10 milioni: è imbarazzante che si parli di “tradizione” e “intercultura” escludendo una parte così importante della popolazione. Che peraltro sta anche crescendo in maniera travolgente tra le giovani generazioni». Il protocollo prevede inoltre lo stanziamento di finanziamenti pubblici, come si evince dal fatto che «Il Comune di Bologna si impegna a fare la proposta di una sede, che sarà finanziata da contributi pubblici e privati».
Il Circolo Uaar di Bologna chiede al sindaco di Bologna e della Città Metropolitana Virginio Merola e al rettore dell’Alma Mater Francesco Ubertini quali possibilità di partecipazione paritetica al progetto sono previste per le associazioni filosofiche non confessionali come l’UAAR. E di fare marcia indietro rispetto all’impostazione attuale data al progetto, che risulta essere escludente, comunitarista e pesantemente condizionata in senso confessionale.
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