Firmato oggi un protocollo d’intesa tra il Comune di Bologna, l’Università, la comunità cattolica, quella ebraica e quella musulmana. Questa collaborazione si concretizzerà in una sede dove costruire un dialogo tra religioni e culture.
Una “casa” dell’incontro e del dialogo tra diverse religioni e culture. Nascerà a Bologna e avrà una sede fisica, scelta dall’amministrazione comunale, in seguito alla firma di un protocollo tra il Comune di Bologna, l’arcivescovo e cardinale Matteo Maria Zuppi, il rabbino capo Alberto Sermoneta, il presidente della Comunità Ebraica Daniele De Paz e il presidente della Comunità Islamica Yassine Lafram. Al protocollo ha aderito anche il Rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini. L’obiettivo è creare un percorso di collaborazione che porterà questa “Casa del dialogo” a essere un luogo di scambio tra comunità religiose, società civile e agenzie culturali per un integrale progresso umano, sostenibile e condiviso. «Per questo il Protocollo è aperto alla sottoscrizione delle confessioni religiose presenti nell’area metropolitana di Bologna che ne condividono le finalità e gli obiettivi e intendono collaborare al loro raggiungimento», si legge in una nota del Comune di Bologna. Sarà, dunque, quest’ultimo a impegnarsi a trovare una sede che sarà finanziata da contributi pubblici e privati.
Entro un mese ogni firmatario dovrà indicare uno o due delegati per costituire un gruppo operativo che avrà il compito di definire tutti gli aspetti progettuali e funzionali del progetto, da sottoporre ai firmatari di questo protocollo per la delibera e la costituzione della “Casa” da avviare entro sei mesi.
Le voci dei firmatari
«Questa Casa irrobustirà la prospettiva di una comunità aperta e solidale. La firma è avvenuta nel giorno dello Yom HaShoah in cui si ricordano i sei milioni di ebrei vittime del nazifascismo. L’antisemitismo, il razzismo e le persecuzioni religiose di cristiani e musulmani che sfociano in atti terroristici sono l’esempio dell’intolleranza che questo progetto vuole combattere in modo fattivo per contribuire alla coesione della nostra comunità», sottolinea il sindaco di Bologna Virginio Merola.
«Conoscenza e condivisione saranno tra le fondamenta di questa nuova “casa” che si farà portavoce di premesse imprescindibili per il nostro futuro come il rispetto della dignità della persona, della libertà religiosa, il dialogo sociale e la pace”, afferma il Rettore Francesco Ubertini.
«La pandemia ci ha ricordato che, solo insieme, possiamo affrontare i problemi e che, tutti, dobbiamo esercitarci nell’arte della vita, quella dell’incontro e del dialogo. Questa “Casa” si inserisce nella tradizione della città di Bologna, luogo alto di “cultura” e di riflessione sui grandi aspetti della vita e della storia degli uomini – nota l’Arcivescovo Matteo Maria Zuppi.
«Il primo elemento per combattere l’antisemitismo e la discriminazione razziale è l’incremento della conoscenza, del dialogo e della cultura. Non può esserci rispetto se non vi è conoscenza dell’altro e delle sue tradizioni. Ciò che si è fatto oggi è un ulteriore passo in avanti all’abbattimento delle barriere del pregiudizio, che va fatto con l’umiltà del confronto e l’onestà di volere con i fatti la collaborazione di tutti», aggiunge il Rabbino Capo della Comunità Ebraica Alberto Sermoneta.
«Solo attraverso la conoscenza e il dialogo si abbattono i muri dell’indifferenza. Sono orgoglioso di vivere in una città capace con i suoi progetti di respingere ogni forma di violenza, discriminazione, sopruso, intolleranza proprio attraverso progetti che coinvolgono e valorizzano le comunità del territorio», dichiara il presidente della Comunità Ebraica Daniele De Paz.
«La Casa bolognese del dialogo vuole dare una struttura e una maggiore progettualità al percorso intrapreso, e il sostegno del Comune e dell’Università saranno determinanti per compiere questo salto di qualità», conclude afferma il Presidente della Comunità Islamica Yassine Lafram.