Al Teatro Celebrazioni arriva lo youtuber Filippo Caccamo, gli studenti nel mirino della comicità

Dal teatro al web andata e ritorno. Le pagine social di Filippo Caccamo contano più di 250mila iscritti: nei video e nei meme l’artista lodigiano ironizza sulla vita degli studenti. Sarà proprio l’università al centro dello spettacolo “Le mille e una laurea” che si terrà il 21 febbraio, alle 21, al Teatro Celebrazioni di Bologna. La rappresentazione teatrale, diretta dal comico toscano Paolo Ruffini, è un monologo carico di umorismo: da “Omevo”, il secchione di lettere classiche, agli studenti che lavorano per mantenersi. Le sessioni, l’ansia da esame, il pendolarismo e le feste universitarie: un’occasione per ridere del mondo accademico nella città che vanta l’università più antica d’Europa.

Filippo, perché l’università come oggetto del racconto?

«Sentivo che mancava una voce degli universitari. Internet pullulava di video sulla classe e sulle verifiche, sul mondo liceale insomma. Secondo me c’era una mancanza di “influencer”. In più l’università è un mondo che conosco bene perché ancora la faccio».

Dai video su youtube al teatro. Dove ti trovi di più a tuo agio?

«Io ho sempre fatto teatro comico: da “Eccezionale veramente” ai laboratori di “Zelig”. Ho conosciuto Paolo Ruffini e gli ho chiesto se mi affiancava in questo percorso. Non mi interessava stare sul web: io volevo stare a teatro. Il teatro è casa mia, il video è un’esperienza frontale con la telecamera. Il commento che continuiamo a ripeterci dopo gli spettacoli è che in teatro è tutta un’altra cosa. A me piace vedere la soddisfazione di chi assiste in platea».

Quali sono le differenze tra “Mai una laurea” (lo spettacolo dello scorso anno) e “Le mille e una laurea”?

«L’anno scorso è stato un tentativo fortunato di unire gli elementi web che erano piaciuti di più. Era la pagina social portata in teatro. Quest’anno si aggiunge una parte attoriale: è diventato uno spettacolo più lungo (circa 2 ore e 10). Mi accompagneranno tre ragazzi che hanno composto e scritto le musiche. Una completezza artistica oltre che di contenuto».

In uno dei tuoi ultimi video parli di Bologna. Come hai fatto a conoscere luoghi comuni e stereotipi dei fuorisede?

«Ascolto e leggo i messaggi di chi mi scrive. Mi sono stati scritti i prototipi dello studente bolognese e da lì ho scritto il testo. Ho la fortuna di avere una “fanpage” che mi aggiorna continuamente».

Cosa ti piace di Bologna?

«A me piace il clima studentesco che si respira in città. È una città che fonda l’attività sulla nostra generazione».

Molte facoltà dell’Unibo richiedono un test d’ingresso. Che ne pensi?

«Io sono per il numero aperto, da sempre. Anche se capisco chi non lo è. Sono dell’idea di dare una possibilità a tutti, soprattutto per le discipline artistiche o umanistiche. Non si inizia un percorso per fare vacanza-studio: non è giusto vederselo precluso per una questione burocratica».

 

Foto: Chiara Calabrò

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