Favoriva migranti irregolari, nei guai un avvocato di Bologna

Avrebbe trasferito in modo illecito il domicilio di stranieri richiedenti asilo provenienti da tutta Italia nel territorio bolognese in modo da poter far loro rilasciare permessi di soggiorno. Così questa mattina un avvocato di 39 anni, del Foro di Bologna Fabio Loscerbo, e un complice tunisino sono finiti agli arresti domiciliari perché indagati per i reati di falso ideologico, contraffazione e utilizzo di documenti al fine di determinare il rilascio del permesso di soggiorno e favoreggiamento della permanenza irregolare nel territorio italiano. 

Per arrivare agli arresti di oggi sono serviti circa 2 anni di indagini della polizia che aveva notato già dall’estate del 2018 un aumento delle domande di protezione internazionale di stranieri da varie parti d’Italia. Secondo la polizia, all’interno delle diverse comunità di stranieri si era diffusa la notizia che bastava rivolgersi a un avvocato di Bologna per ottenere agevolmente un permesso di soggiorno. Dai primi accertamenti, gli assistiti dal legale risultavano aver fittiziamente trasferito il proprio domicilio nel territorio provinciale per poter presentare la propria istanza alla locale Questura. Gli stranieri richiedenti asilo, non avevano mai effettivamente domiciliato nelle abitazioni delle persone che avevano sottoscritto, dietro compenso, le dichiarazioni di ospitalità in loro favore. E sia i presunti ospitanti sia i richiedenti asilo producevano documenti falsi di domicilio per ottenere poi il permesso di soggiorno. In questo scenario è emerso il ruolo di collettore svolto dal legale del Foro di Bologna, il quale risultava aver avanzato, nel solo anno 2018, oltre 800 istanze di fissazione di appuntamento per altrettanti cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. 

Dopo un primo contatto telefonico, lo straniero otteneva un appuntamento nello studio dell’avvocato di Bologna dove si concludeva l’accordo con il pagamento di un primo acconto da parte dell’assistito e la fissazione di un appuntamento in una delle Questure tra Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena, Modena e Rimini. Il professionista, infatti, vantava di gestire la fissazione degli appuntamenti dei propri assistiti tra le diverse questure delle provincie limitrofe, a seconda di quelle che, a suo dire, in determinati momenti storici, sembrava effettuare controlli più o meno approfonditi riguardo la documentazione dei domicili dichiarati dai richiedenti asilo. Un secondo incontro, sempre presso lo studio legale, avveniva qualche giorno prima del primo appuntamento in questura, circostanza nella quale avviene una sorta di “interrogazione” condotta dall’avvocato – o dalla sua diretta collaboratrice di studio – nei confronti dello straniero, per prepararlo all’intervista che si sarebbe svolto nell’ufficio Immigrazione.  Se poi il richiedente asilo non era in grado di trovare qualcuno che potesse concedergli il favore di dargli un falso domicilio, allora poi ci pensava un complice che veniva contattato dietro input diretto dell’avvocato ed in sua presenza. 

La Polizia di Stato ha contestualmente proceduto alla perquisizione personale e domiciliare dei destinatari delle misure, dello studio professionale del legale, nonché alla perquisizione nei confronti di una terza co-indagata, praticante e collaboratrice di studio. L’indagine ha altresì consentito di delineare con esattezza i ruoli e le condotte di tutti i compartecipi, per un totale di 41 indagati, e di mostrare la rilevanza, in termini di ritorno economico, del disegno criminoso ideato dal legale del Foro di Bologna. 

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