Viene spontaneo associare Michelangelo Buonarroti a città come Firenze, luogo della sua formazione artistica, o Roma, dove trascorse quasi tutta la vita e realizzò la maggior parte delle sue opere. In pochi sanno che l’autore degli affreschi della Cappella Sistina visitò anche la città di Bologna ben due volte, lasciando svariate tracce della sua breve permanenza.

Il primo soggiorno

Il benvenuto che l’artista ricevette durante il primo soggiorno non fu certo dei migliori. Nel 1494, dopo la morte nel 1492 di Lorenzo il Magnifico, suo mecenate, egli si allontanò da Firenze per dirigersi prima verso Venezia, dove si fermò per poco tempo, e poi a Bologna, dove visse un anno. Non molto tempo prima del suo arrivo però la città aveva imposto una tassa, dell’ammontare di cinquanta bolognini, su chiunque volesse entrarvi all’interno. Michelangelo non possedeva quella somma di denaro e per questo venne arrestato. In suo aiuto arrivò Giovan Francesco Aldrovandi, che pagò l’imposta e prese l’artista sotto la sua protezione. Nonostante la questione si fosse risolta per il meglio, Michelangelo la visse come un affronto e non dimenticò il trattamento che gli era stato riservato.

Le commissioni

Nel frattempo Aldrovandi, divenuto il mecenate dello scultore, gli commissionò il completamento dell’arca presente nella chiesa di San Domenico, creata per ospitare le spoglie del santo. Di questo lavoro rimangono tre statue attribuite al Buonarroti: San Petronio, l’angelo portacero e San Procolo. Quelle della chiesa di San Domenico non furono le uniche opere realizzate da Michelangelo in questo periodo. Tra Piazza Maggiore e Piazza del Nettuno, infatti, nascoste sotto un imponente finestrone rettangolare di Palazzo d’Accursio, si possono ammirare due aquile: si attribuisce quella di sinistra proprio a Michelangelo.

La seconda visita

Come già detto, Michelangelo non dimenticò l’impatto negativo che aveva avuto con la città di Bologna, tanto che nel 1506, dodici anni dopo la sua prima visita, vi tornò di malavoglia. Era stato convocato per realizzare una statua in bronzo di papa Giulio II, già difficile committente della volta della Cappella Sistina. L’opera bronzea che fu realizzata non è giunta fino a noi, in quanto dopo il ritorno in città di Annibale Bentivoglio, nel 1511, venne distrutta. Secondo alcuni fu venduta agli Este per ricavarne un cannone, secondo altri dal bronzo venne forgiata una grande colubrina (un particolare tipo di cannone a lunga gittata), che sarebbe stata utilizzata addirittura dai Lanzichenecchi durante l’assedio di Roma. Di certo l’ipotesi che il bronzo della statua sia stato utilizzato a scopi bellici è la più probabile, considerando che in periodi di guerra persino le campane delle chiese venivano fuse per forgiare cannoni.

Abbiamo poche notizie certe riguardo questa statua, ma sappiamo che venne forgiata in una fucina presente in piazza Galvani, dove oggi rimane soltanto una lapide, e che venne posta dentro San Petronio nel 1508, sopra le statue di Jacopo della Quercia. Questa fu l’unica statua in bronzo mai realizzata da Michelangelo che, dopo aver completato l’opera, lasciò Bologna per non tornarvi mai più.

di Matilde Boni

un articolo a cura di Giovani Reporter

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