Mancano poche ore alle elezioni europee. In stazione a Bologna, sullo schermo nell’atrio centrale è proiettata continuamente l’immagine di Carlo Calenda capolista per il Pd nel Nord Est e sui bus Tper compare l’immagine del segretario Nicola Zingaretti. Proprio alcuni dei protagonisti del Partito democratico, nazionali e locali erano ieri a Bologna per l’ultimo comizio in Emilia Romagna prima delle elezioni. Sul palco c’erano Carlo Calenda, l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il presidente della regione Stefano Bonaccini, il sindaco di Bologna Virginio Merola, la candidata Elisabetta Gualmini, il segretario e consigliere regionale Paolo Galvano e il segretario Luigi Tosiani.
«Tutto – ha introdotto Calenda– si gioca in queste ore. Decideranno gli italiani se questa deriva pericolosa va fermata oppure no». Il discorso, dai toni europeisti, sottolinea come «rischiamo di uscire dai grandi paesi fondatori dell’Europa e di finire con la Polonia o con l’Ungheria. Al governo non vogliono giocare in serie A con la Francia o la Germania, vogliono fare il pesce grosso nella boccia piccola e questo perché al governo non sanno fare il gioco della serie A». Un appello, quello di Calenda, che si rivolge in particolare alla regione Emilia Romagna definita come «una terra che ha dentro una cultura europea, con rapporti con l’Europa straordinari e che ha tutto da perdere da una marginalizzazione dell’Italia in Europa». A causare tale marginalizzazione è, secondo Calenda, «il governo incapace di tenere insieme il Paese e che ne ha perso il controllo» presagendo come «salterà sulla finanziaria».
Un altro tema di cui si è parlato è quello della cultura e dell’istruzione. «L’analfabetismo funzionale è il doppio in tutti i Paesi occidentali, se non ricominciamo a parlare di cultura, educazione e competenza, l’Occidente è perso in quanto nasce con l’umanesimo e con la capacità dell’uomo di usare la tecnica a proprio beneficio. Il 50% dei ragazzi non apre un libro in un anno. Stiamo preparando una generazione di camerieri dei cinesi», ha incalzato Calenda.
A proseguire il discorso, facendo gli onori di casa, il sindaco Virginio Merola che, con tono pragmatico, ha affermato: «Proponiamo di fare 50 miliardi d’investimenti nell’economia verde, nella manutenzione di questo paese. Ci sono 140 miliardi archiviati che questo governo non riesce a spendere, stanziati dai governi precedenti». Merola ha, inoltre, sottolineato come «occorre azzerare i costi dell’istruzione, dagli asili alle università, cominciando dalle persone che hanno un reddito Isee inferiore ai 25.000 euro». «Dobbiamo condividere la sovranità con la Commissione Europea e con il Parlamento Europeo. L’alternativa, se ci chiudiamo in noi stessi è essere o servi di Putin o di Trump o semplicemente di vendere le arance di Di Maio».
Ruggente il presidente della regione Bonaccini che ha detto «forse se l’Italia, assomigliasse un po’ di più all’Emilia Romagna sarebbe un Paese che sta meglio. Se ci dicono che abbiamo fatto gli interessi solo di 4 amici, che si facciano nomi e cognomi. Perché altrimenti non saremmo quella regione diventata prima per export con 27 miliardi di euro di surplus commerciale.
Foto e video: Andrea Olgiati