Sostegni, Matteo Lepore: «Sono un’elemosina, serve un decreto per turismo, commercio e ristorazione»

L’assessore alla Cultura e candidato sindaco di Bologna, Matteo Lepore, rilancia il grido di protesta di commercianti, ristoratori e addetti al settore del turismo perché le risposte che il governo e il Parlamento hanno assunto «sono gravemente insufficienti».

Sui ristori «elemosina», Matteo Lepore sta con i ristoratori, commercianti e addetti al settore del turismo che in questi giorni protestano contro i “sostegni” del governo che risultano essere troppo esigui rispetto alle perdite dovute alle chiusure dettate dalle misure restrittive della pandemia. «Sono un’elemosina e non servono a salvare le aziende. Mi permetto di rilanciare il grido di protesta del settore, il governo metta in campo misure diverse da quelle adottate finora», dice l’assessore alla Cultura del Comune di Bologna. Secondo il candidato sindaco del capoluogo emiliano, le misure sarebbero «gravemente insufficienti». Così, molti settori rischiano di sparire e i sostegni del governo, consistenti anche solo al 4 o 5 per cento delle perdite totali, non servirebbero a far ripartire le città.

Una ripartenza che, secondo Lepore, a Bologna avverrà «Bologna è molto amata: torneranno i turisti e torneranno gli studenti, ma le imprese saranno ancora vive?», si chiede Lepore. Per questo «serve uno scatto d’orgoglio da parte di governo e Parlamento. Il Comune di Bologna ha messo in campo una manovra straordinaria per aiutare famiglie e imprese, l’unico a farlo in Italia. Ma più di così non può fare». Il candidato sindaco promette che il Comune continuerà a investire sul marketing territoriale e sulle agevolazioni sulle concessioni e sulle tasse. «Ma non basta», incalza Lepore. 

Secondo il candidato sindaco servirebbe «un decreto speciale per salvare il settore del turismo, del commercio e della ristorazione», che preveda un sostegno «anche per i costi fissi e non basato solo sulle perdite».  

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