Sindacati in piazza il 9 febbraio, Roberto Rinaldi della Uil Emilia-Romagna ne spiega i motivi

Una manifestazione nazionale per chiedere un confronto, fino ad ora negato, con il governo. Ci si muoverà anche da Bologna e dall’intera regione Emilia Romagna in direzione Roma per una manifestazione nazionale unitaria dei sindacati Cgil, Cisl e Uil sabato 9 febbraio. Nonostante la promessa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a dialogare con le rappresentazioni sindacali, ancora nulla è stato fatto. Con la manifestazione nazionale del 9 febbraio, i sindacati non solo chiedono al governo di essere ascoltati, ma scendono in piazza per protestare contro alcuni punti importanti della manovra finanziaria del governo giallo-verde: a partire dai temi del lavoro, delle pensioni, degli investimenti per le infrastrutture, delle politiche per i giovani, per le donne e per il Mezzogiorno.  

«Chiediamo di essere parte integrante delle decisioni di questi temi in quanto rappresentiamo milioni di persone. Siamo quelle organizzazioni che conoscono bene i problemi dei cittadini. Se continuano ad escluderci si va verso una deriva antidemocratica», ha dichiarato Roberto Rinaldi, segretario organizzativo della Uil Emilia-Romagna e Bologna. 

I punti sui quali i sindacati premono non sono pochi. Quota 100, ad esempio. Sul decreto legge che introduce una nuova opzione di pensionamento anticipato, i sindacati hanno i loro dubbi. «Non supera in nessun modo la riforma Fornero e soprattutto crea differenza tra Nord e Sud. Penso che si avranno difficoltà al Meridione nel trovare persone che abbiano 38 anni di contribuzione e 62 anni di età.  Cosa accadrà nel caso in cui si dovesse avere 63 anni e 37 di contributi?», si chiede Rinaldi.  

Il nuovo decreto che disciplina le pensioni introduce nuove disposizioni per il pensionamento anticipato con un’età minima di 62 anni e 38 anni di contributi. Ma non spiega cosa succede se la quota 100 (la somma tra i due numeri) viene raggiunta in un altro modo. 

Un altro punto per cui i sindacati scenderanno in piazza è il famoso reddito cittadinanza proposto dal governo. «È ingiusto dare a persone in difficoltà un reddito superiore rispetto a un lavoratore part time. Si rischia di avere in Italia un dipendente che guadagni 650 euro al mese lavorando 24 ore a settimana e una persona che prenda 750 euro senza lavorare. L’impegno nostro è di aumentare i salari di chi lavora», ha spiegato il segretario organizzativo Uil Emilia-Romagna e Bologna 

Inoltre, i sindacati hanno dubbi sul ruolo dei “navigator”.  Nella teoria questi ultimi sarebbero 6mila professionisti che verranno assunti già da maggio da Anpal Servizi spa con contratto di collaborazione di due anni e la loro retribuzione sarebbe anche di 1800 euro al mese. Al “navigator” spetterà il compito di prendere in carico il beneficiario del reddito di cittadinanza e condurlo verso un nuovo impiego. Cioè il governo vuol far assumere persone che cerchino lavoro a chi non ce l’ha.  

«Se è vero che si vuol dare un impulso importante nell’ambito del lavoro in questo Paese è anche vero che il governo ha bloccato le grandi opere ed è su proprio su quelle che ci sono centinaia di migliaia di lavoratori che sono stati congedati da rapporti di lavoro. Il governo vuole fare assistenza a chi non ha lavoro, ma allo stesso tempo blocca gli investimenti per crearlo», dice Rinaldi.  

Dunque, i nodi da sciogliere non sono pochi. Le priorità e le proposte dei sindacati Cgil, Cisl e Uil sono già all’interno di una bozza deliberata dai lavoratori stessi: è un documento che parla a 360 gradi di quelli che sono i contenuti della manovra a cui non è stata data la possibilità ai sindacati di poterli esplicitare al governo. 

«Prima o poi i nodi verranno al pettine e i cittadini capiranno che in alcuni casi c’è stato un gioco delle 3 carte per cercare di portare avanti a tutti i costi i cartelli politici che servono solo per la campagna elettorale delle prossime elezioni europee», chiude il segretario organizzativo della Uil Emilia-Romagna e Bologna.

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