La Brexit, una legge in vigore dal 2016 in Gran Bretagna, nell’ultimo trimestre del 2018 ha fatto volare del 5,5 per cento le esportazioni alimentari dell’Emilia-Romagna nell’isola inglese. Con l’avvicinarsi dell’uscita dall’Unione Europea (Ue), il 29 marzo 2019, il Regno Unito ha richiesto maggiori scorte di cibo e bevande italiane prima di un eventuale arrivo di dazi e ostacoli amministrativi. Viene fuori da un’analisi di Coldiretti Emilia- Romagna leggendo i dati dell’ Istituto Nazionale di Statistica (Istat) sul commercio estero che evidenziano un aumento di 6 milioni di euro dei prodotti alimentari tricolori: da 110 e 116 milioni di euro di esportazioni in più verso la Gran Breatagna.

«Dalle pere al Parmigiano Reggiano gli operatori italiani segnalano un forte aumento degli ordini per consegne entro il mese di marzo con il rafforzamento dell’ipotesi dell’uscita dall’Ue senza accordo. Tasse di 24,9 euro al quintale sono pronti a scattare il 29 marzo per le importazioni di tutti i tipi di formaggi grattugiati», ha spiegato la Coldiretti regionale. I dazi colpirebbero soprattutto le esportazioni di Parmigiano Reggiano in busta e barattolo del nuovo regime tariffario del Regno Unito all’importazione.

A preoccupare sono anche le condizioni favorevoli previste per le importazioni da Paesi extracomunitari. Per gli Stati non membri dell’Ue la quota di esportazioni verso il Regno Unito non soggetta a tariffe aumenterebbe dal 56 al 92 per cento. Per quanto riguarda i beni in arrivo dall’Unione Europea, attualmente esenti da dazi, con il nuovo regime entrerebbe liberamente in Gran Bretagna solo l’82 per cento dei prodotti. A rischio sono i 483,8 milioni di euro di esportazione agroalimentare emiliano romagnolo che ha raggiunto nel 2018 il record storico.

Coldiretti Emilia Romagna ha evidenziato la necessità di un accordo per tutelare i marchi a indicazioni geografica e di qualità. Con 44 prodotti l’Emilia Romagna detiene il primato continentale. Eccellenze che senza protezione europea rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione. «La mancanza di un accordo potrebbe rallentare il flusso dell’esportazione. A preoccupare è anche il rischio che con l’uscita dall’Ue si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni alimentari italiane», ha concluso Coldiretti regionale.

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