«È una scelta politica», universitari contro il numero chiuso delle facoltà letterarie

Al ripresentarsi come una bomba a orologeria l’idea di rendere a numero chiuso i dipartimenti universitari del Dams (Discipline Arti, Musiche e Spettacoli) e di Scienze della Comunicazione di Bologna, i collettivi studenteschi di Link e Lettere Aperte si oppongono duramente. «Con la scusa dei pochi spazi e pochi docenti, la decisione di una settimana fa in Consiglio di Corso di inserire il numero programmato di alcuni dipartimenti letterari è una chiara scelta politica», hanno dichiarato i collettivi studenteschi in un comunicato arrivato alla nostra redazione.

Circa 2 mesi fa, l’11 settembre per la precisione, il ministro dell’Interno Matteo Salvini cinguettò su Twitter: «Metterei il numero chiuso nelle facoltà umanistiche». Il caso volle che lo scorso 19 novembre è stata inserita l’idea del numero chiuso a 450 posti nell’ordine del giorno del Consiglio di dipartimento del Dams di Bologna. «Alla decisione si è accodata anche Scienze della comunicazione», hanno spiegato i collettivi Link e Lettere Aperte.

In attesa del 5 dicembre, giorno del prossimo Consiglio in cui si discuterà il da farsi, gli studenti si sono indignati e hanno proposto altre soluzioni: «Le mancanze di gestione vengono come al solito fatte ricadere su studenti e studentesse, ignorando le soluzioni alternative che possono essere prese in considerazione, come la richiesta di spazi sfitti al comune, o il piano di reclutamento straordinario recentemente lanciato». Per Mattia Crisante di Lettere Aperte, gli studenti sono «una gallina dalle uova d’oro»: fanno aumentare gli introiti all’Università pagando le tasse, ma sono «totalmente dimenticati». Gli studenti iscritti al collettivo Link Incrociano le dita che il provvedimento non passi e chiedono interventi a lungo termine. «Per evitare che venga riproposto negli anni a venire serve un ragionamento più ampio», ha incalzato Silvia Mazzaglia, coordinatrice di Link Bologna.

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