«Siamo orgogliosi di essere denunciati da persone di Forza Italia». È arrivata la risposta da Palazzo D’Accursio tramite le parole di  Matteo Lepore, assessore comunale all’Economia e promozione della città di Bologna, alla minaccia di un esposto da parte di Forza Italia contro il Comune  che ha deciso di sospendere il decreto Salvini a Bologna. All’accusa del presidente del gruppo forzista in Consiglio Comunale, Marco Lisei, di avere un’«amministrazione fuori legge», Lepore ha risposto che il Comune andrà avanti per la strada della sospensione del decreto Salvini. «Pensiamo che l’impatto delle nuove regole sull’immigrazione e sicurezza sul nostro Paese sarà devastante». Secondo l’assessore, le nuove norme potrebbero distruggere un sistema di accoglienza che in Emilia-Romagna e a Bologna ha funzionato e non ha dato alcun problema alla cittadinanza.

Tra i vari punti, il decreto Salvini modifica la gestione del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) costituito da una rete di piccoli enti locali che realizzano progetti di accoglienza integrata. Al ministro dell’Interno Matteo Salvini questa gestione non piace. Con il nuovo decreto piccoli enti che ospitano i migranti, sotto l’egida dei Comuni, non potranno più accogliere i richiedenti asilo ma soltanto minori non accompagnati e chi ha già ricevuto la protezione internazionale.

«L’amministrazione comunale sta studiando, insieme alle realtà del settore, il reale impatto del decreto sulla città e i cittadini. L’incapacità del governo di collaborare con gli enti locali per gestire questo passaggio rende la situazione preoccupante. Rischiamo di avere migliaia di migranti in strada», ha incalzato Matteo Lepore.

Per l’assessore comunale, la vera riforma che andrebbe adottata è l’abolizione della legge Bossi- Fini varata proprio dal governo di Silvio Berlusconi nel 2002 a firma del leghista Umberto Bossi e dell’ex vice presidente del Consiglio Gianfranco Fini.

La Bossi-Fini, tuttora in vigore, prevederebbe l’espulsione, con accompagnamento alla frontiera, dei migranti a cui è scaduto il permesso di soggiorno o a cui è stato negato lo status di rifugiati. Una prassi molto difficile da realizzare, se non a prezzo di costi altissimi.

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