Bologna, approvato un ordine del giorno per una svolta sui migranti

Cancellare i decreti Salvini e il memorandum con la Libia, superare la Bossi-Fini, fare una nuova legge sulla cittadinanza e rafforzare il sistema dell’accoglienza diffusa. Tutti punti contenuti in un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare Coalizione civica durante il Consiglio comunale e approvato oggi, con 22 voti favorevoli (Partito Democratico, Città comune, Movimento 5 stelle, Coalizione civica, gruppo Misto) e 3 contrari (Lega nord) per invitare il Comune di Bologna a imprimere una svolta sulla gestione dei flussi migratori. 

L’ordine del giorno approvato oggi è nato dopo le relative notizie di cronaca legate al business illegale dei finti di contatti di lavoro per consentire agli stranieri di ottenere, dietro illeciti pagamenti, titoli idonei al rinnovo o al rilascio del permesso di soggiorno.  «Tale prassi illegale trova matrice nella regolamentazione dell’ingresso in territorio italiano, costellato di istituti e procedure che, sovente, danno luogo a comportamenti illeciti, producendo, nei fatti clandestinità», recita l’ordine del giorno. 

In particolare, in Italia è ancora vigente la legge Bossi-Fini che introdusse il nesso inscindibile contratto di lavoro -permesso di soggiorno. Un meccanismo che induce «prassi criminali simili a quelle di cui si è avuto notizia a Bologna, raddoppiando fragilità e ricattabilità dei migranti». 

L’ordine del giorno, dunque, invita il sindaco di Bologna Virginio Merola e la Giunta «ad adoperarsi, in tutte le sedi di propria competenza affinché si adotti, quanto prima, una nuova legge sulla cittadinanza, che cancelli l’odiosa differenza tra bambini che nascono e crescono in questo Paese e che devono essere sempre riconosciuti come italiani. Ci si adoperi per la cancellazione dei Decreti Salvini e il superamento della legge Bossi-Fini, potenziando il sistema d’accoglienza diffusa con rilancio del modello SPRAR. Si sostenga il soccorso in mare procedendo, al contempo, all’annullamento del memorandum con la Libia nei cui campi di detenzione si assiste alla continua violazione dei diritti fondamentali». 

Condividi