Favorivano l’immigrazione irregolare con falsi contratti di lavoro e società false

Un finto contratto di lavoro a una donna straniera che, in verità, faceva la prostituta lungo la via Emilia, ha fatto emergere un giro illecito di falsi contratti lavorativi (stipulati da 2 società fantasma gestite da un 59enne e una 53enne – entrambi italiani e residenti nel Bolognese), che venivano utilizzati per richiedere permessi di soggiorno e indebite erogazioni di indennità (disoccupazione, maternità). I due italiani, secondo le accuse, avevano messo in piedi una «stabile e consolidata associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa ai danni dello Stato e all’induzione alla falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale». Oltre alle due persone, a cui sono state applicate misure cautelari, risulterebbero complici anche altri  stimati professionisti del settore operanti a Bologna (2 consulenti del lavoro, un 65enne e un 62enne, e un commercialista 54enne) che avevano instaurato almeno 200 rapporti di lavoro fittizi a favore di altrettanti cittadini stranieri e talvolta italiani, i quali poi avevano ottenuto (o tentato di ottenere) il rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno, ovvero incassato indebitamente dall’INPS varie indennità. 

L’attività investigativa, condotta dai carabinieri di Anzola dell’Emilia e dalla 4^ Sezione dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Bologna (con il supporto della Direzione Provinciale dell’INPS di Bologna, dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Bologna e del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Bologna) da agosto 2017, ha permesso di accertare che le due società erano, in realtà, delle “scatole vuote” totalmente prive di mezzi, organizzazione, addirittura delle sedi sociali, di qualsivoglia rapporto di conto corrente bancario o postale e sconosciute al fisco non avrebbero mai potuto assumere, a tempo indeterminato, 200 lavoratori “assunti”.

Alcuni dei falsi contratti di lavoro sono stati usati da 10 persone sottoposte a pene detentive o misure cautelari per ottenere la concessione del beneficio di misure alternative alla detenzione, ovvero l’autorizzazione ad allontanarsi dal luogo degli arresti domiciliari due proprietari delle società e la madre di uno di questi sono risultati datori di lavoro domestico di oltre 60 dipendenti. Il danno per lo Stato è stimato in circa 500.000 euro. 

Sulla base degli accertamenti eseguiti, sono state effettuate le procedure di rigetto delle istanze volte ad ottenere i permessi di soggiorno ottenuti sulla base di presupposti fraudolenti, nonché quelle di recupero delle somme indebitamente percepite. 

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