TEK, a Bologna un ambizioso progetto di rigenerazione urbana tra Bolognina e San Donato

Bologna progetta un salto nell’innovazione digitale con il lancio del TEK (Technology, Entertainment, Knowledge) District, un ambizioso progetto di rigenerazione urbana sostenibile che trasformerà l’area lungo via Stalingrado in un hub europeo dedicato ai Big Data e all’Intelligenza Artificiale. Il TEK District, esteso su circa 277 ettari tra la Bolognina e San Donato, si svilupperà, secondo il progetto, lungo l’asse di via Stalingrado, coinvolgendo attori economici di spicco come Fiera, Hera, Unipol, e importanti entità territoriali come Legacoop, Confcooperative, Cna, Unioncamere. La zona ospiterà anche istituzioni di rilievo come la Regione Emilia-Romagna e il Tecnopolo, che già accoglie il supercomputer Leonardo. 

Il progetto rappresenta la più grande iniziativa di rigenerazione urbana a Bologna dal dopoguerra, con oltre 210 ettari di aree da riqualificare. Investimenti pubblici già in corso e potenziali investimenti privati dovrebbero superare complessivamente il miliardo di euro, trasformando radicalmente l’area. 

Parte integrante dell’ambizioso progetto è la riqualificazione del Parco Nord, che restituirà alla città oltre 50 ettari di parco urbano, incluso una rinnovata arena “Joe Strummer” da 25 mila posti. Il progetto prevede anche il primo Energy Park di Hera, un’iniziativa che coniuga energie rinnovabili, biodiversità e l’impegno per la Missione Clima 2030. 

Un aspetto cruciale è la trasformazione di via Stalingrado in un “green boulevard” europeo, mirando a ridurre del 40% le emissioni prodotte dalla mobilità, abbassare la temperatura del suolo e creare oltre 6.000 mq di nuovi spazi verdi e permeabili. Uno studio di prefattibilità, realizzato da ARUP per il Comune di Bologna, guida questa iniziativa. 

Le Preoccupazioni degli Attivisti 

Tuttavia, il progetto non è privo di critiche. Durante la presentazione al cinema Modernissimo, alcuni attivisti hanno esibito uno striscione con lo slogan “Più verde e meno cemento”. Gli attivisti denunciano il continuo abbattimento di alberi e la chiusura di 30 parchi, esprimendo preoccupazione per il rischio di una “colata di cemento” che minaccia la natura della città. Chiedono un dialogo aperto con l’amministrazione comunale per esprimere le loro preoccupazioni e suggerire alternative più sostenibili. 

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