Nuovi casi di revenge porn, Cathy La Torre:«Se siete vittime, denunciate e contattatemi»»

L’avvocata si offre volontaria per accompagnare le vittime nel difficile percorso di denuncia e le invita a contattarla personalmente anche tramite messaggio privato.

Un nuovo, agghiacciante caso di revenge porn (condivisione pubblica di immagini o video intimi senza il consenso dei protagonisti) ha portato alla luce circa una ventina di chat di gruppo sull’applicazione di messaggistica il cui unico obiettivo è scambiare (dietro compenso in denaro o di inedito materiale pornografico) foto e video “hot” di ex fidanzate, mogli, amiche e, per quanto rivoltante sia, anche di figlie minorenni. L’orrore, per chi è vittima inconsapevole di una crudeltà senza confini, denunciato da un articolo della testata online Wired, ha spinto l’avvocata bolognese Cathy la Torre a lanciare un appello su Instagram, chiedendo a tutti gli utenti che in queste ultime ore le hanno segnalato l’accaduto, di mandarle gli screenshot delle chat, in modo tale da poter procedere con delle prove inconfutabili in un esposto alla Magistratura. 

L’avvocata pro bono ha fatto sapere sempre tramite il suo account Instagram che l’esposto è partito, ma ora chiede di agire in prima persona: se siete vittime di revenge porn, se vi siete riconosciute in una foto o video diffusi su questi gruppi, denunciate immediatamente l’accaduto alle forze dell’ordine. Inoltre, l’avvocata si offre volontaria per accompagnare le vittime nel difficile percorso di denuncia e le invita a contattarla personalmente anche tramite messaggio privato. «Ora la cosa fondamentale è anche denunciare e mandare in galera chi fa revenge porn», ha scritto La Torre nelle sue stories di Instagram. 

Il revenge porn costituisce reato in Italia dal 9 agosto 2019 ed è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5000 a 15000 euro. La Torre confida nel fatto che la Magistratura prenderà al più presto provvedimenti per porre fine a quello che si può definire uno “stupro di gruppo virtuale”, un caso già aperto e chiuso molte volte, non nuovo a Telegram. Ma è giunto il momento di fare giustizia. 

 

Foto: Facebook

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