«Non ce ne andremo», il Làbas disobbedirà alla sentenza del Tar che sfratta gli attivisti da vicolo Bolognetti: le reazioni

«Noi disobbediremo e non ce ne andremo». Non hanno nessuna voglia di lasciare i locali di vicolo Bolognetti, gli attivisti del collettivo Labàs che, secondo una recente sentenza del Tar, non avrebbero diritto allo spazio assegnatogli dopo un ricorso delle associazioni che parteciparono al bando, ma non lo vinsero. «I giudici hanno accolto le nostre contestazioni sul “Piano economico” presentato da Labas, un piano economico talmente carente da essere non valutabile: il Comune quindi deve togliere a Labas quei 9 punti su 10 assegnati. Risultato: l’aggiudicazione a Làbas è nulla, illegittima», dice Carlo Terrosi di BoArt, una delle associazioni che ha presentato ricorso contro il Labas.   

Una sentenza del Tar che mette in imbarazzo l’amministrazione comunale bolognese guidata da Matteo Lepore che ha dichiarato: «Vicolo Bolognetti gestito da Làbas è un luogo prezioso ed importante che credo vada salvaguardato», indipendentemente dalla questione degli immobili. Il sindaco fa capire che l’esperienza del Labas non è giunta al termine perché non sono «occupanti». Anzi, rappresenta una comunità composta da migliaia di giovani, studenti, famiglie, e che ospita laboratori di salute popolare.  

Il Comune di Bologna non esclude la possibilità di appellarsi alla sentenza del Tar. Avrebbe avviato una valutazione per capire se ha senso presentare ricorso contro la sentenza del Tar. 

Camera del lavoro metropolitana di Bologna a favore del Labas 

«Riteniamo molto grave la campagna di attacco all’esperienza rappresentata da Labàs, che da anni opera, in convenzione col Comune di Bologna, in vicolo Bolognetti. Abbiamo attraversato in tante occasioni e su diversi temi gli spazi della Caserma Masini prima, e di Vicolo Bolognetti poi e riteniamo l’esperienza di Labas un “bene pubblico” della nostra città, tra l’altro in grado di dare risposte (a partire dalle attività per i bambini e le bambine delle scuola Guido Reni – Zamboni e dell’ambulatorio di Salute Popolare) alle fragilità sempre più diffuse in una città come Bologna. Attaccare Labàs rischia di favorire le logiche della privatizzazione e della ricerca del profitto»., si legge in un comunicato firmato da Michele Bulgarelli e Gianni Monte della segreteria Camera del lavoro metropolitana di Bologna. 

Sentenza politica? 

Da anni la destra bolognese vorrebbe chiudere il Labas, anche prima della sentenza del Tar. Nello scorso ottobre esponenti del centro-destra paventavano dubbi sulle attività rumorose, sulle autorizzazioni alla somministrazione di alimenti e bevande, sui servizi sanitari offerti da Labas attraverso il “Laboratorio di salute popolare”. La destra bolognese ha sempre cercato qualsiasi pelo nell’uovo pur di mettere in discussione le attività del collettivo, visto dalla destra come un centro sociale “occupato” più che uno spazio culturale. «La lista delle cose che si possono e non si possono fare, che Làbas fa e non potrebbe, è lunga. L’ennesimo lampante corto circuito in corso nella città progressista di Matteo Lepore e nella regione del presidente del Partito democratico Elly Schlein che alla fine privilegiano chi è all’interno del loro cerchio magico», disse mesi fa la consigliera del centro-destra Valentina Castaldini. 

Oggi, Cristiano Di Martino, segretario cittadino della Lega dichiara: «Per noi la sentenza del Tar rappresenta un evento storico, che rovescia completamente un’assegnazione fin dall’inizio considerata non idonea. Le affermazioni di Lepore sono pericolose e sconcertanti perché ci saremmo aspettati delle parole differenti dalla figura istituzionale che rappresenta la città». 

foto: pubblica su Facebook

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