Cresce l’economia dell’Emilia-Romagna che si conferma locomotiva dell’Italia

Nel 2023 il Pil dell’Emilia-Romagna sale a +0,7% e una stima per 2024 al +0,6%. La disoccupazione sotto il 5% e l’export tocca quota 64 miliardi. Sono aumentati gli occupati: 31mila in più nei primi nove mesi dell’anno.  La regione è seconda in Italia per esportazioni di beni e servizi, prima per export pro-capite. Sono solo alcuni dei dati dell’economia dell’Emilia-Romagna pubblicati nel ‘Rapporto sull’economia regionale 2023’, realizzato in collaborazione tra Regione e Unioncamere, presentato prima di Natale a Bologna. Una fotografia che conferma l’Emilia-Romagna locomotiva del Paese, pur con una crescita più lenta del previsto. Una regione che comunque è stata messa alla prova dall’emergenza alluvione dello scorso maggio.

I dati dell’economia in Emilia-Romagna

Il comparto industriale nel 2023 vede una flessione del valore aggiunto del 2%, dovuto principalmente all’instabilità internazionale. Dopo la forte contrazione del 2020 determinata dalla pandemia, le imprese industriali avevano avviato un percorso virtuoso che si è tradotto in dieci trimestri di incrementi del fatturato, dinamica interrotta dal calo (-1,3% per cento, senza tenere conto dell’effetto dell’inflazione) registrato a settembre 2023. La frenata trova conferma nella diminuzione del 4,7% della produzione e nella flessione degli ordinativi, sia quelli relativi al mercato interno sia quelli esteri, e nel calo delle esportazioni, -1,8% (al netto dell’inflazione). 

Le esportazioni nei primi nove mesi del 2023 sono cresciute di circa 900 milioni di euro rispetto al medesimo periodo dello scorso anno (+1,4 per cento). Tra i principali partner commerciali tengono Francia e Regno Unito, l’export verso la Germania presenta gli stessi valori del 2022, in flessione il mercato statunitense (-1,9 per cento) e, soprattutto, quello cinese (-2,1 per cento). 

Le costruzioni vedono progressivamente esaurirsi la forza propulsiva degli incentivi. Il 2023 chiuderà ancora in soglia positiva nonostante la flessione del secondo semestre. Per il 2024 è attesa una diminuzione del 3,7% del comparto edile, tendenza che proseguirà anche nel 2025. 

In flessione l’agricoltura: l’alluvione e, più in generale, le difficili condizioni climatiche stanno determinando una perdita di valore aggiunto stimata in oltre il 3%, con ripercussioni anche negli anni successivi. 

Dati positivi per il settore dei servizi: 2% l’incremento del valore aggiunto previsto per il 2023. Il terziario vale oltre i due terzi dell’intero Pil regionale. 

Buoni anche i numeri del comparto turistico: nonostante l’alluvione nei primi dieci mesi dell’anno l’industria turistica regionale chiude i primi nove mesi del 2023 con 55,5 milioni di presenze, in aumento dell’1,7% rispetto ai 54,5 milioni registrati nel 2022, segnando un completo recupero rispetto ai valori pre-pandemia. Gli arrivi turistici si attestano su oltre 12,2 milioni, con un +6,6% rispetto al 2022 e un +2,7% rispetto al 2019. 

Per quanto attiene alla demografia delle imprese, al 30 settembre 2023 le imprese attive in Emilia-Romagna erano 394.772, in diminuzione di 4.407 unità (-1,1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È infatti in atto una trasformazione del sistema economico, che premia le aggregazioni e la qualità delle imprese. L’accelerazione di questo cambiamento spiega la diminuzione tendenziale più consistente rilevata negli ultimi 8 anni. Nel dettaglio, diminuiscono le imprese femminili (-712, -0,8%), crescono quelle giovanili (+201, +0,7%) e quelle straniere (+1.085, +2%).

Nei primi nove mesi del 2023, le imprese emiliano-romagnole hanno esportato beni e servizi per 63,8 miliardi di euro (a valori correnti, confermando la seconda posizione dell’Emilia-Romagna tra le regioni italiane, con il 13,7 % delle vendite estere nazionali, dopo la Lombardia e prima del Veneto. In rapporto alla popolazione residente l’Emilia-Romagna con 14.406 euro di export pro-capite è la prima regione in Italia, con un valore pari al 182 per cento del dato medio nazionale (7.928 euro pro-capite). Seguono il Veneto (12.665 euro), il Friuli-Venezia Giulia (12.581 euro) e la Lombardia (12.262 euro). 

 

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