Bologna proibita in “Calde le pere” di Giorgio Comaschi   

La Bologna del sesso dagli anni ’20 agli anni ’50, le case d’appuntamento, via delle Oche, via Bertiera, via dell`Orso, le storie di miseria e di prostituzione, i personaggi, il mondo in cui è cresciuta una città da sempre abbinata al proibito, al sesso, alle caratteristiche delle donne. Una descrizione della Bologna di notte dentro e fuori da un letto che ben rappresenta “Calde le pere”, un racconto di Giorgio Comaschi che domenica 19 gennaio al Cafè de la Paix  (in via Collegio di Spagna 5) rivisita con la chiave del racconto un po’ giornalistico e un po’ teatrale quell’ambiente bolognese un po’ tabù, servendosi di immagini d’epoca. Ma la chiave è anche quella della comicità, di un modo di ridere su argomenti “probiti” che è sempre stata caratteristica dei bolognesi. 

Il titolo prende spunto da una di queste storie, una donna, una prostituta di bordello che veniva chiamata così, “Calde le pere”, perché quando in bicicletta percorreva via Rizzoli (senza le mutandine) e voltava per via Indipendenza, metteva i piedi sul manubrio e urlava a squarciagola il suo soprannome. Dalle clandestine di via Bovi e Campeggi alle donne di lusso di via dell’Orso, fra risate e drammi, fra prese in giro e ladruncoli da quattro soldi il racconto, sottolineato da canzoni e musiche dal fascino retrò, si snoda tra suggestioni e  palpiti, ma anche di immagini forti e intriganti. 

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