È inutile prenderci in giro, questo è un nuovo fascismo. Che lo faccia per propaganda elettorale in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna o no poco importa. L’azione messa in scena ieri sera a Bologna da Matteo Salvini che, sotto consiglio di una persona qualunque, si è permesso di citofonare a un uomo tunisino chiedendogli se è uno spacciatore, è un atto da ronda fascista e, in questo caso, anche razzista. La scenata propagandistica è stata ripresa in una diretta Facebook e si vede chiaramente una signora di una certa età che spinge Matteo Salvini a violare il domicilio (citofonando) di un cittadino perché, secondo la signora, al primo piano di un palazzo nel Quartiere Pilastro vivrebbe uno spacciatore. E lui lo fa per davvero. Come se fosse un poliziotto in borghese. Come se fosse un gioco per raccattare voti. Come se fosse tutto normale. Lo stato di diritto, in cui dovremmo essere, con Salvini va a puttane. Scusate “il francesismo” ma non servono più mezzi termini. Il nostro compito da giornalisti è difendere la democrazia.

Il leader leghista è alla disperata ricerca di voti per far vincere a tutti i costi la sua candidata, Lucia Borgonzoni, a governare l’Emilia-Romagna. E gioca sporco. Non gioca duro. I duri sono leali. L’ex ministro dell’Interno spera che la Lega vinca le elezioni regionali non solo per governare l’Emilia-Romagna ma perché desidera che il governo Conte cada e che si vada a nuove elezioni. I sondaggi danno la Lega come primo partito e, alleandosi con tutta la destra (Berlusconi e Meloni) potrebbe diventare presidente del Consiglio. Sì, ve lo immaginate un primo ministro che vi citofona e vi dice: ci hanno detto che lei spaccia, ci fa entrare a casa sua? Ci hanno detto chi? Il potere di giudicare un reato, nella nostra democrazia, è del potere giudiziario (Magistratura) ed è indipendente dal potere esecutivo (governo). Ma evidentemente Matteo Salvini “se ne frega” delle leggi italiane. E non è nemmeno al governo. È solo un leader di un partito che non fa altro che aizzare all’odio i suoi seguaci verso chi dissente dal suo pensiero. Come si faceva nel fascismo. 

La prossima volta caro Matteo Salvini, citofoni direttamente alla sede della sua Lega e chieda se sono dei ladri. Sa, mancano 49 milioni dalle tasche degli italiani. 

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