Bologna ha sempre sostenuto Patrick Zaki

Se Bologna ha fatto un po’ di tutto per dimostrargli di non essersi scordata di lui, anche Patrick Zaki ha fatto non poco per dimostrare il suo attaccamento vivo a Bologna e all’Italia.

A nemmeno una settimana dall’udienza di martedì scorso, la città di Bologna, la sua università e l’Emilia tutta, sono ancora in festa per la scarcerazione di Patrick Zaki, avvenuta anche grazie al sostegno, costante e sincero, di un’intera comunità. Lo studente egiziano, iscritto a un master internazionale in Studi di genere all’università di Bologna, è potuto tornare a casa dopo quasi due anni (22 mesi, 630 giorni) di ingiusta detenzione. Il 1 febbraio del 2022 ci sarà la quarta udienza del processo. 

Il calvario è iniziato al Cairo la notte del 7 febbraio del 2020, quando gli agenti egiziani hanno disposto l’arresto di Patrick, in circostanze tuttora poco chiare. Nel mirino delle autorità, alcuni post da lui pubblicati su Facebook. Pesantissimi i capi d’accusa: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie e propaganda per il terrorismo. Dal momento del fermo, il buio. Sin da subito la famiglia di Zaki, e con essa l’avvocato, le ONG e tutte le istituzioni attivatesi per richiedere la sua scarcerazione (Amnesty International tra tutte) ha potuto contattare Patrick con difficoltà estrema. Da lì in poi è iniziato il surreale caso della sua custodia cautelare, protrattasi di rinvio in rinvio, il più delle volte singhiozzando dolorosamente a un ritmo di quarantacinque giorni. 

Nel corso dei mesi, oltre Mediterraneo, la protesta della comunità bolognese si è fatta sentire eccome, sopravvivendo anche alla pandemia, con cortei, manifestazioni, petizioni e molto altro, dimostrando un coinvolgimento al caso Patrick Zaki grande almeno quanto la gigantografia del suo viso barbuto affissa ai piedi della Torre Garisenda (quasi come il suo sorriso la aiutasse a stare in piedi). 

E se Bologna ha fatto un po’ di tutto per dimostrargli di non essersi scordata di lui, anche lui ha fatto non poco per dimostrare il suo attaccamento vivo a Bologna e all’Italia: prima ancora della foto scattata subito dopo il rilascio con la maglietta dell’Alma Mater, è arrivato quel “forza Italia!” durante gli europei, a ridosso del fischio d’inizio di Italia-Svizzera.  

Il rilascio non è stato accompagnato da un’assoluzione. Non è ancora caduta l’accusa di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” e Zaki continua a rischiare fino a 5 anni di carcere per via di un articolo pubblicato nel 2019 sul sito “Darraj”. Per capire se con la felice udienza dello scorso martedì si sia trattato del primo bagliore della luce in fondo al tunnel o di una semplice lucciola nella notte egiziana bisognerà aspettare il 1° febbraio. Intanto Bologna aspetta con ansia il suo attesissimo cittadino onorario. 

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