Coronavirus, studenti di Bologna:«Valutazione finale a distanza è inadeguata» 

Pubblichiamo una lettera aperta degli studenti e delle studentesse di Bologna che si oppongono alle valutazioni finali a distanza proposte da molti presidi degli istituti superiori ed espresse in un articolo del giornale la Repubblica Bologna lo scorso 4 aprile.

«Nell’articolo sono riportare frasi come: “Se abbiamo lavorato bene con la didattica a distanza, perché non giudicare i ragazzi altrettanto seriamente?”; l’intervistatrice ha interpellato molti dei dirigenti delle più prestigiose scuole superiori di Bologna e la valorizzazione della dad (didattica a distanza), seppure come risposta emergenziale, e la volontà di procedere comunque ad una valutazione è pressoché unanime. Riaffermando come l’esasperata ricerca della valutazione a tutti i costi sia stata un fortissimo limite della didattica fino ad oggi, riteniamo che in una situazione emergenziale come quella che stiamo vivendo sia ancor più inadeguata e dannosa. 

Il cuore dell’esperienza di apprendimento dovrebbe essere la relazione che lo studente sperimenta tanto con l’insegnante quanto con il gruppo dei pari all’interno dell’aula e il percorso di acquisizione degli apprendimenti, di maturazione e crescita personale realizzato nel tempo della sua vita scolastica. Tutti questi fondamentali aspetti erano già profondamente minati dal progressivo smantellamento dell’istituzione scolastica come luogo di trasmissione del sapere a favore di una sua progressiva aziendalizzazione, alla mercificazione del sapere, all’individualismo e alle competizioni sfrenate tra istituti, tra studenti e tra professori, all’annientamento del pensiero critico e della capacità di lettura ed elaborazione del reale presente, smantellamento portato avanti negli ultimi decenni da tutta la classe politica. In quest’ottica la figura del preside è stata trasformata in quella di “dirigente” dandogli sempre più poteri, mortificandone le caratteristiche pedagogiche e la dimensione collegiale a favore di una svolta manageriale con connotazioni fortemente burocratiche e autoritarie che riteniamo estremamente negativa e pericolosa. 

Ora, nella dimensione individuale e di emergenza in cui siamo stati scaraventati, la dad diventa l’unica soluzione possibile per mantenere una seppur tenue continuità con la vita scolastica; questo aspetto non è però sufficiente a negare le criticità che essa presenta. L’utilizzo esclusivo di tale modalità è stato necessario al di fuori di ogni tipo di sperimentazione o pianificazione specifiche per i diversi ordini di scuola, affidando una enorme responsabilità e un altrettanto enorme carico di lavoro agli insegnanti ed è anche per questo impossibile pensare che possa giungere a delle valutazioni adeguate nel breve termine. 

Non tutti gli studenti possono accedere nelle stesse forme alle lezioni e non si può far ricadere tale responsabilità esclusivamente sugli studenti e sulle loro famiglie; questo è ancora più vero in una fase caratterizzata come questa da una crescente difficoltà economica e sociale per fasce sempre più ampie di famiglie che accentua ancor di più le disuguaglianze già presenti e affermate nel nostro Paese. Dal momento in cui è iniziata l’emergenza di fatto ci si è trovati in una condizione di sospensione dell’effettivo diritto e accesso allo studio per tutti; per questo e per gli argomenti prima illustrati è non solo irresponsabile ma illegale minacciare possibili bocciature alla fine di questo anno scolastico. 

Le posizioni dei dirigenti espresse nell’articolo non fanno che confermare il loro atteggiamento selettivo e autoritario e l’insensibilità verso l’eccezionalità della situazione in cui come studenti ci troviamo. La scelta più adeguata alle attuali circostanze è, a nostro avviso, quella di continuare le video lezioni per mantenere comunque un rapporto ma modificandone modalità e obbiettivi e garantendo la non bocciatura. 

Ciò che vogliamo è che non vengano più imposte valutazioni e venga interrotto lo svolgimento del programma, trasformando le lezioni e utilizzando gli approcci e gli strumenti propri di ogni disciplina per creare momenti di dialogo, riflessione, confronto e analisi critica di quanto sta accadendo. A settembre ci saranno le condizioni, volendo, di poter dedicare l’intero mese ad un recupero mirato delle lacune pregresse anticipando eventualmente l’inizio dell’anno scolastico escludendo anche qui ogni finalità valutativa. Per quel che riguarda i maturandi, la volontà di procedere comunque ad una valutazione mette ulteriormente alla luce le criticità di un percorso scolastico che non tiene conto dei primi 4 anni ma unicamente delle competenze condensate e acquisite nel corso dell’ultimo anno e a questo noi ci opponiamo fermamente. 

Un momento storico così inatteso e drammatico, che stravolge tempi, modi e forme del vivere individuale e collettivo di ognuno di noi e del quale è difficile prevedere il termine e le conseguenze, è fonte di grande ansia ed esaspera il già presente senso di incertezza e precarietà per il nostro futuro. L’istituzione scolastica, attraverso gli insegnanti, dovrebbe essere capace di accogliere questi vissuti aiutando noi studenti a gestirli ed elaborarli anziché essere un’ulteriore fonte di stress e preoccupazione pretendendo valutazioni e minacciando bocciature. 

Ci chiediamo cosa, di tutto ciò, pensino i professori che sono vittime di tale istituzione tanto quanto noi e li invitiamo a prendere posizione. Ancora una volta la figura dei dirigenti non è capace di rispondere a queste necessità ma sceglie per sé una parte più vicina a quella di autoritario burocrate “tagliatore di teste”. Questo modo di procedere cerca di riprodurre una “normalità” in una situazione che non ha niente di normale. Ci sentiamo ripetere che, finita l’emergenza, tutto riprenderà normalmente. Ma a quella “normalità” noi non vogliamo ritornare perché è la l’origine delle criticità che abbiamo denunciato. L’uscita da questa emergenza deve rappresentare l’occasione per ripensare criticamente l’intero modello sociale e scolastico». 

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