Coronavirus, sfogo dei medici:«Oggi eroi, ma siamo gli stessi di un mese fa»

Eroi. Applausi. Striscioni di lode e regali a medici e infermieri dei Pronto Soccorso impegnati negli ospedali contro il contagio e le morti per Coronavirus. Ma non più tardi di un mese e mezzo si discuteva dell’aumento preoccupante di aggressioni e insulti da parte di cittadini e pazienti nei confronti gli stessi operatori sanitari. Cos’è cambiato in questo lasso di tempo? Sono naturalmente subentrati “il rischio e l’angoscia” legati al contagio del covid-19. Ma medici e infermieri sono gli stessi di un mese fa. E allora «ci piacerebbe che quando l’emergenza sarà finita vi ricordaste di tutto questo e dimostraste, se non comprensione per un lavoro altamente logorante, almeno rispetto per ciò che staremo facendo con la stessa identica dedizione di oggi. Se così fosse anche il Coronavirus avrebbe avuto almeno un aspetto positivo». Lo sfogo è di Fabrizio Giostra, direttore del Pronto soccorso del Policlinico Sant’Orsola di Bologna che ha scritto una sorta di lettera aperta alla cittadinanza sul “Pronto soccorso al tempo del coronavirus”.

In questo periodo, sottolinea, «assistiamo a manifestazioni e attestati di solidarietà, dagli applausi dalle finestre alle scritte sui muri. Ma, incalza il direttore del Pronto Soccorso, «cosa c’è di diverso nel nostro lavoro oggi rispetto a un mese fa? Esclusivamente il rischio di infettarci e l’angoscia di diffondere la malattia tra i nostri cari» Eppure, anche se «con questa preoccupazione siamo gli stessi che instancabilmente e con competenza assistiamo, oggi come ieri, chi si rivolge a noi. Parafrasando Einstein potremmo dire che ‘la professionalita’ inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi’», conclude Giostra. 

Fonte: Agenzia Dire 

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