L’Università di Bologna chiude l’aula studio degli studenti di Medicina e cambia anche la serratura, è protesta

Con un cambio della serratura, l’Alma Mater ha chiuso la famosa “Saletta”, la sala studio dell’ospedale Sant’Orsola che da oltre 20 anni permetteva agli studenti in Medicina e Chirurgia di studiare insieme. Infuriati gli studenti.

Gli studenti di Medicina e Chirurgia hanno protestato ieri sera in Piazza Maggiore contro la decisione dell’Università di Bologna di chiudere l’aula studio dell’ospedale Sant’Orsola con il flash-mob “Oltre la medicina!” organizzato dal Gruppo Prometeo. Lo spazio autogestito, situato nei pressi del Polo Murri dell’ospedale e comunemente conosciuto come la Saletta, è un luogo di aggregazione per gli studenti bolognesi da oltre vent’anni, ed è stato chiuso qualche giorno fa dai vertici universitari con un cambio di serratura. Il braccio di ferro tra studenti e università non riguarda solo il Gruppo Prometeo, ma anche altre aule studio e consultori come Link, La Mala educación, Rethink e UniLGBT, che si sono visti notificare uno sfratto esecutivo dal 30 settembre, poi prorogato di qualche settimana. Tutte queste associazioni chiedono l’immediata riapertura dei loro spazi.

La manifestazione “Oltre la medicina!”, che si è tenuta sul “crescentone” di Piazza Maggiore, era principalmente formata da studenti e studentesse che si sono presentati con il loro camice medico. In mano avevano romanzi, articoli di giornale e testi universitari che hanno contribuito alla loro formazione perché trovati nella Saletta. Secondo gli organizzatori, l’emergenza sanitaria del Coronavirus ha messo in luce come la politica e la salute siano due lati della stessa medaglia, e che luoghi come l’aula studio Prometeo siano fondamentali per sviluppare una coscienza sociale che l’università non può insegnare. Infatti, tra i tanti cartelli colorati esposti al flash-mob, si potevano leggere degli slogan che definivano la Saletta come «un posto dentro l’ospedale, perché al Sant’Orsola non si sta solo male». 

La Saletta, gestita dal Gruppo Prometeo dal 2000, in questi anni ha organizzato conferenze e dibattiti sui temi della salute con una particolare attenzione ad una visione della formazione medica che va al di là dei testi accademici. Pur dichiarandosi formalmente apartitico, l’associazione condivide alcuni valori come l’antifascismo, l’antirazzismo e l’inclusione del movimento transfemminista. Secondo i suoi frequentatori abituali, la Saletta è anche un luogo in cui scambiare opinioni o vedere film, e quindi creare degli importanti legami tra i futuri colleghi medici ma anche altre realtà esterne. Lo spazio è recentemente mancato agli studenti di Medicina a causa della quarantena, e ora viene loro sottratto dall’università. La posizione dell’Ateneo bolognese è che la gestione delle aule studio non sia competenza degli studenti ma dell’Alma Mater. 

«Dalla Saletta sono usciti dei medici che sono a 360 gradi, in grado di comprendere un paziente in maniera completa e di fare scelte terapeutiche che fanno la differenza», ha dichiarato alla Gazzetta di Bologna Fulvia Todisco, portavoce del Gruppo Prometeo. «Per esempio: la mia formazione sulla salute delle persone transgender deriva dal collettivo. La Saletta ha colmato molte delle mie lacune mettendomi di fronte a delle realtà verso cui l’università è impreparata». 

Questi spazi autogestiti non sono solo luoghi di aggregazione. A volte, attraverso il dialogo con le istituzioni universitarie, sono riusciti a raggiungere degli obiettivi concreti. Uno di questi è stato l’eliminazione del limite di tempo per denunciare una molestia subìta all’università, una nuova regola entrata a far parte del “Codice di comportamento per la prevenzione delle molestie morali e sessuali e il loro contrasto”, approvato lo scorso aprile dal senato accademico grazie alla proposta del collettivo La Mala educación.

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