Al World press photo 2020 a Bologna nessuna foto sul Coronavirus, c’è anche altro da raccontare

Al “Sotto le stelle del Cinema” di Bologna, la rassegna foto giornalistica di World Press Photo 2020 ci ricorda che il Coronavirus non è l’unico male che affligge il mondo. 

Tra le fotografie finaliste del World press photo 2020, il più importante concorso di fotogiornalismo del mondo, che saranno proiettate il 17 Luglio alle 21,30 durante la rassegna annuale del “Sotto le stelle del Cinema” di Bologna, non c’è nemmeno uno scatto che riguardi la pandemia da Coronavirus. Nemmeno uno sugli effetti di questa epidemia che ha sconvolto l’umanità a cavallo tra il 2019 e il 2020.  

Questo fatto potrebbe stupirci. Il Covid-19 è entrato con una velocità e una potenza di fuoco tale nelle vite di tutti che ogni altro racconto del mondo, rispetto a quello fatto di quarantene, mascherine ma, soprattutto, di dolore per la morte di più di mezzo milione di persone, appare incompleto, carente. A tratti assurdo. O, addirittura, sconveniente. Il discorso giornalistico ha messo, in breve tempo, la pandemia al primo posto, e ha destinato ad altri temi l’argento della sua gerarchia interna. E il risvolto negativo di questa medaglia sta proprio in quel fenomeno che è stato ribattezzato con il termine “infodemia”, un composto dall’inglese information (informazione) ed epidemic (epidemia). Parola con la quale la stessa Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha voluto mettere in guardia dal pericolo della «deformazione della realtà nel rimbombo degli echi e dei commenti della comunità su fatti reali o spesso inventati in un momento in cui la paura del Coronavirus impazza», come spiega l’economista Leonardo Becchetti sul quotidiano Avvenire.  

La proiezione delle fotografie del famoso concorso foto giornalistico sul maxischermo del Crescentone bolognese e, in contemporanea, alla cineteca BarcArena del quartiere Barca della città, sarà l’occasione quindi per tornare a guardare da una prospettiva diversa, e approfondire tanti fatti che hanno continuato ad accadere intorno a noi, e tante criticità che la pandemia non ha messo a tacere. Anzi, nella maggior parte dei casi, ha solo esasperato. Uno dei finalisti della mostra, lo scrittore e giornalista Fabio Bucciarelli, ha dichiarato a tal proposito: «Il concorso dell’ultimo World Press Photo risale a Dicembre. Tutto era diverso. Io stesso, in questi mesi, ho documentato per il New York Times le conseguenze del Covid a Bergamo. Adesso però, è fondamentale riaprire gli occhi sul resto del mondo». 

Tra gli scatti che saranno proiettati, ci saranno anche quelli dei vincitori assoluti del premio: la fotografia dell’anno di Yasuyoshi Chiba per Agence France-Press, che immortala un uomo che recita una poesia durante una manifestazione contro l’ex governo militare di Omar al Bashir, a Khartum, la capitale del Sudan. Oppure, lo scatto di Lorenzo Tugnoli, per il Washington Post, sulla situazione in Afghanistan, uno dei luoghi meno pacifici del mondo secondo il Global Peace Index (GPI). E poi, la foto di Ester Horvath, per il New York Times, di un orso polare e il suo cucciolo che si avvicinano incuriositi alle attrezzature della nave Polarsten, una spedizione scientifica che ha indagato i cambiamenti climatici nell’Artico centrale. O quella di Tomek Kaczor, per il Duży Format, del risveglio da un sonno catatonico di rassegnazione della ragazza armena di 15 anni, in un centro per rifugiati polacchi. E molti altri ancora.  

Questa rassegna ci racconterà il retroscena di un mondo che deve continuare a essere raccontato e denunciato, e che non può più rimanere a lungo lontano da noi. Che ci riguarda da vicino, e ridisegnerà le sorti del mondo nel futuro prossimo. 

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