Migliorare la salute e la produttività in azienda o a casa con un’innovativa scrivania che permette di lavorare in piedi: è il progetto GarisendaLab inaugurato a Crevalcore (Bologna) il 5 luglio. La standing desk umarel (letteralmente, “scrivania in piedi”) è stata ideata da tre ragazzi bolognesi, due ingegneri e un economista, che hanno portato in Italia un’invenzione di grande successo negli Stati Uniti. Adottata da alcuni dei più importanti colossi del campo dell’informatica della Silicon Valley, come Google e Facebook, questa particolare scrivania è pensata per migliorare sia la postura del corpo che il lavoro: secondo la rivista International Journal of Environmental Research and Public Health lavorare in piedi incrementerebbe la fruttuosità delle aziende fino al 14%. Il progetto ha avuto il sostegno del sindaco di Crevalcore Marco Martelli (Progetto Comune) e della vicepresidente della regione Emilia-Romagna Elly Schlein.
Gli inventori di GarisendaLab, Gianmarco Bolcato, Andrea Pedretti e Francesco Paltrinieri, basandosi su alcuni studi scientifici nel campo universitario internazionale, si sono concentrati su due fattori: il miglioramento della salute e l’attenzione alla produttività. Secondo John Buckley, professore di fisioterapia all’università di Chester (Inghilterra), il lavoro in piedi aiuterebbe a migliorare la postura riducendo drasticamente i rischi di lordosi e scoliosi. L’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) riporta che ogni anno, in Italia, circa 17mila persone presentano disturbi muscoloscheletrici, mentre il progetto Global Pain Index (GPI) ha rilevato che il 97% degli italiani soffrono di mal di schiena. La produttività aziendale dovuta al lavoro in piedi, per l’International Journal of Environmental Research and Public Health, sarebbe strettamente legata ai benefici che questo nuovo approccio ha sulla postura. L’uso delle scrivanie in piedi sarebbe associato a un considerevole miglioramento delle funzioni esecutive e nella memoria di lavoro. Inoltre, questo metodo contribuirebbe a diminuire il disagio dovuto alla sedentarietà, come la necessità che il corpo ha di alzarsi dalla sedia e muoversi: in questo senso, un esempio chiarificatore è la cosiddetta “pausa caffè”.
La standing desk umarel è anche una storia di intraprendenza bolognese nata durante i mesi di quarantena. Durante la “Fase 1” dell’emergenza Coronavirus i tre amici si sono trovati, come molti italiani, a lavorare da casa. In quel contesto hanno notato una certa fatica dovuta allo stare seduti, e hanno deciso di trovare una soluzione. Dopo aver consultato alcuni studi scientifici, hanno cominciato a costruire questa scrivania con i materiali che avevano in casa, confrontandosi tra loro in videochiamata. Nella “Fase 2” Andrea Pedretti ha presentato il primo disegno meccanico, per poi ultimare con gli altri il prototipo finale composto da un multistrato di betulla. Il progetto ha, infine, coinvolto diversi artigiani di Crevalcore, che hanno colto l’occasione come un’opportunità per ripartire. «È sia una filosofia di vita che un metodo di lavoro che in Italia non c’è», ha dichiarato Gianmarco Bolcato alla Gazzetta di Bologna. «La nostra idea di innovazione passa anche attraverso la sostenibilità. Con l’aiuto dell’associazione americana Offset Earth pianteremo un albero in Madagascar per ogni scrivania venduta».
Per quanto possa sembrare un’idea insolita e originale, il lavoro in piedi è in realtà piuttosto diffuso tra alcune personalità della cultura e dell’imprenditoria, e già dall’inizio del Novecento. È noto che gli scrittori Ernest Hemingway e Virginia Woolf amassero creare i loro romanzi stando in piedi davanti alla macchina da scrivere o allo scrittoio. Stan Lee, creatore della Marvel, disegnava i suoi celebri fumetti su una standing desk fatta in casa, e Michael Dell, l’imprenditore multi-milionario dell’omonima azienda di computer, ha sempre lavorato in piedi con una scrivania simile.
Il progetto bolognese GarisendaLab, rivolto sia al pubblico che ai privati, è già stato acquistato e adottato da diverse aziende italiane come la Haustonic di Bologna, la BS Company di Modena, la Nooo Agency di Padova e la Sinewave Solutions di Lecce.