Al via una mostra per scoprire storia e cultura delle grotte bolognesi 

Gutta cavat lapidem” è il titolo della mostra inaugurata oggi a Bologna e accessibile da domani nella Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini” in via Zamboni, 63 alla scoperta delle grotte del Bolognese. 

È stata inaugurata a Bologna la mostra “Gutta cavat lapidem. Natura, storia e cultura delle grotte bolognesi”, visitabile da domani fino al 9 gennaio 2022, all’interno della Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini” (via Zamboni, 63  con cui è possibile scoprire le grotte del territorio bolognese, in particolare i fenomeni carsici dei Gessi Bolognesi e delle altre cavità naturali della provincia. La mostra, intitolata “Gutta cavat lapidem” è nata per raccontare una storia di valore – la speleologia bolognese – realizzata a due mani dal Centro Italiano di Documentazione Speleologica “Franco Anelli” della Società Speleologica italiana e il Museo Tolomeo – Istituito dei Ciechi “Francesco Cavazza”. 

Una mostra intermediale, dunque, che, prendendo spunto dal proverbio latino “Gutta cavat lapidem” secondo cui “così come una goccia con il tempo riesce ad avere la meglio sulla dura roccia, con la pazienza e la perseveranza si può ottenere qualunque risultato”, ha l’obiettivo di presentare la tenacia dell’acqua che riesce a modellare la superficie terrestre e a scavare in profondità ambienti che possono raggiungere dimensioni inimmaginabili. Allo stesso tempo vuole esaltare l’instancabile lavoro condotto dagli speleologi per rivelare, un pezzetto alla volta, la vastità del mondo sotterraneo. 

I visitatori possono percorrere un viaggio alla scoperta delle grotte e della speleologia, in particolare dei fenomeni carsici dei Gessi Bolognesi e delle altre cavità naturali della provincia. Ai pannelli, corredati da testi e immagini, si affianca un allestimento che conduce le persone all’interno di una installazione immersiva che usa tutti i canali sensoriali, con l’obiettivo di fare comprendere, attraverso un’esperienza coinvolgente, lo sguardo dello speleologo che osserva, indaga e attraversa gli spazi scavati dalle acque. 

«Si tratta, inoltre, di un’iniziativa che ha idealmente abbracciato due anniversari estremamente importanti per la storia della speleologia nazionale e bolognese, in particolare: nel 2020 cadevano i 70 anni dalla fondazione della Società Speleologica Italiana, che da quasi mezzo secolo ha sede a Bologna. Mentre nel 2021 ricorrono i 150 dalla nascita della speleologia bolognese, avviata nell’ottobre del 1871 con la scoperta della grotta del Farneto. Questo evento accese l’interesse per un territorio fino ad allora ignorato sotto l’aspetto naturalistico e che oggi – nonostante le gravi ferite inferte dalle cave negli anni passati – è protetto e candidato, unitamente agli altri territori gessosi presenti nella nostra regione, a divenire patrimonio mondiale dell’Unesco», si legge in una nota dell’Università di Bologna. 

La mostra è realizzata da: Società Speleologica Italiana, Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini” – Sistema Museale di Ateneo, Istituto dei Ciechi “Francesco Cavazza”. 

Maggiori informazioni sugli orari e le modalità di ingresso sul sito del Sistema Museale di Ateneo – SMA. 

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