Giù le esportazioni di frutta dall’Emilia-Romagna, il business scende da 524 a 509 milioni di euro

Non basta il folle andamento climatico e la progressiva mancanza di redditività a sfiancare il comparto della frutta, che peraltro perde competitività anche nella regione Emilia-Romagna, ci mancava anche una decrescita delle esportazioni rispetto all’anno precedente: il business è sceso da 524 a 509 milioni di euro nel periodo 2017-2018. Ora, nel mirino, ci sono i rapporti con la distribuzione e, in particolare, il fatto che ogni catena commerciale, sia italiana che estera, richieda uno specifico disciplinare di produzione al momento dell’acquisto, rendendo ancora più difficile, se non impossibile, programmare la produzione. Lo dice chiaro il neo-presidente degli imprenditori frutticoli di Confagricoltura Emilia Romagna, Albano Bergami, a pochi giorni dalle elezioni europee il prossimo 26 maggio. «Chiediamo un disciplinare di produzione condiviso, a livello europeo, tra parte agricola e distribuzione, che non sia difforme da un Paese all’altro e tanto meno da regione a regione». 

Secondo il presidente il comparto della frutta andrà incontro a un’altra annata difficile. I primi segnali non sono positivi e i frutticoltori soffrono della mancanza di un piano frutticolo nazionale e della eccessiva concorrenza da parte di altri Paesi nostri competitor, avvantaggiati da costi di produzione nettamente inferiori. Inoltre, «l’Italia fatica ad affermarsi sui mercati esteri dimostrandosi troppo “lenta” nella rimozione delle barriere fitosanitarie, che attualmente impediscono le esportazioni anche in paesi ad alto potenziale», ha dichiarato Bergami.  

 

Fonte: Confagricoltura Emilia-Romagna

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