SpirEat: l’alga spirulina vince il premio Think4food, la premiazione a Bologna

Ha vinto il “cibo degli dei”. Il premio di 5mila euro del progetto “Think4food – Nutriamo idee innovative per lo sviluppo sostenibile” promosso da Legacoop Bologna, lo si è aggiudicato questa mattina all’interno della Fondazione Fico Eataly World a Bologna un gruppo di imprenditori (startup Algaria) della Pianura Padana che ha deciso di coltivare alghe Spirulina per l’alimentazione umana mettendo insieme sostenibilità ambientale e innovazioni tecnologiche. L’idea nasce a Casalbuttano, alle porte di Cremona, dove Antonio Idà, ricercatore esperto di microalghe, e l’imprenditore agricolo Stefano Lanzoni hanno dato vita a SpirEat, uno dei primi marchi che coltivano l’alga spirulina da coltivazione biologica in Italia. La scelta non è casuale, specie se consideriamo che il popolo degli Aztechi , il primo ad usare la spirulina a scopo alimentare, la definiva appunto “cibo degli dei”. Innumerevoli sono le proprietà di questa alga, ritenuta per vegani e vegetariani una fonte importante di proteine alternative a quelle animali (il 60% del suo peso secco è composto da proteine e amminoacidi essenziali). Essa, inoltre, contiene sali minerali, ferro, anti-ossidanti e vitamine, anche la B12, non semplice da trovare in natura.

Nel caso di Spireat il valore aggiunto sta poi nel metodo di produzione adottato. «Il sistema produttivo ripercorre i principi dell’economia circolare – dichiarano gli imprenditori – integrandosi a processi già esistenti recupera l’energia termica del biogas generato, che altrimenti andrebbe dispersa, e assorbe CO2 in misura pari al doppio del peso del prodotto». Inoltre gli scarti della produzione vengono poi utilizzati come fertilizzante per i campi, innescando quindi un modello agricolo virtuoso, senza sprechi e a impatto zero.

Un aspetto che sta molto a cuore all’azienda, che ha scelto di dedicarsi alla produzione dell’alga spirulina nella convinzione che sia necessario proporre modelli di produzione alternativi e più sostenibili. «Produrre spirulina significa ridurre gli impatti ambientali, facendo un esempio per produrre un chilo di carne servono 15 mila litri di acqua, mentre per produrre un chilo di spirulina ne servono solo 15 – dichiara Antonio Idà – Il riscaldamento globale, la desertificazione e la perdita di biodiversità sono solo alcuni dei cambiamenti che il pianeta sta subendo, principalmente a causa delle attività dell’uomo. Tra le tante attività che contribuiscono a questi cambiamenti, grande responsabilità è da attribuire alle modalità di produzione e consumo del cibo. Noi crediamo in un’alimentazione sostenibile per il nostro pianeta e fonte di benessere per gli individui».

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