Sarà prodotta dalla cooperativa sociale Eta Beta, in collaborazione con Zero Waste Italy con il supporto scientifico dell’Università di Bologna e sostenuta da Legacoop Bologna. Oltre a garantire massima sicurezza per la salute, le mascherine ETA 20 riducono l’impatto dei rifiuti e verranno prodotte da persone disabili e svantaggiate.

Mascherina anti-covid sì, ma se è etica e a basso impatto ambientale è meglio. È l’idea che ha spinto la cooperativa sociale Eta Beta di Bologna a produrre una serie di mascherine anti-contagio chiamate ETA 20, lavabili, riutilizzabili e soprattutto etiche: la loro produzione è affidata a decine di persone svantaggiate che così possono essere inserite nel mondo del lavoro. Queste nuove mascherine, realizzate in collaborazione con Pretty Moda, con la rete Zero Waste Italy e con l’Università di Bologna, in primo luogo sono sicure. Sono realizzate con un tessuto trattato con una tecnologia antimicrobica ed antivirale con filtri di Baritech Operations. A certificare la sicurezza delle mascherine ETA 20 è l’Università di Bologna che ha dato un contributo scientifico determinante per la loro nascita. «La mascherina ETA 20 è il miglior compromesso tra sostenibilità e sicurezza. È composta da un filtro intercambiabile e da una parte principale in cotone lavabile che noi abbiamo certificato sia prima sia dopo il lavaggio», ha dichiarato Cristiana Boi, professoressa associata del dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali. 

Il tessuto è realizzato da Pretty Società Cooperativa che produce dispositivi medici certificati sia monouso sia lavabili. Le mascherine monouso, però, possono rappresentare una minaccia ambientale. Sono migliaia, infatti, quelle rinvenute nel mare e va considerato che quelle di tipo Ffp2 e Ffp3 non sono di fatto riciclabili. «La mascherina ETA 20 rappresenta un’alternativa importante al disastroso sistema dell’usa e getta», dice Rossano Ercolini di Zero Waste Italia. Così come il progetto “Lavanda”, la lavanderia dei pannolini a noleggio, anche per le mascherine ETA 20 è previsto un sistema lava-nolo. 

«Quando è nata l’dea di produrre una mascherina sostenibile siamo partiti dalla nostra cultura di rispetto e attenzione verso l’ambiente – sottolinea Joan Crous, presidente di Eta Beta – dato che avevamo esperienza nella produzione e lavaggio di pannolini ecocompatibili per bambini. Così ci siamo messi in gioco per fronteggiare questa nuova emergenza, con una produzione sostenibile e coerente con l’agenda ONU 2030, in particolare per l’attenzione per la salute, il rispetto per l’ambiente e il lavoro sociale. Con questo progetto la cooperativa può produrre grazie alla collaborazione con Pretty Moda migliaia di mascherine per aziende, per il mondo della scuola, per i singoli cittadini». 

 

Ci sono già 5.000 mascherina ETA 20 prenotate le quali saranno prodotte da 10 persone che presentano varie disabilità. «Questo progetto – dichiara Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna che sostiene il progetto – ha l’obiettivo di sensibilizzare le persone, le imprese, le istituzioni ad un uso consapevole degli strumenti di protezione individuale, degli effetti che lo smaltimento può avere riguardo all’ambiente, delle possibilità che i soggetti svantaggiati hanno in ambito di inserimento lavorativo nella produzione di una mascherina di questo tipo». Il progetto delle mascherine ETA 20 è in linea con il “goal 3” dell’agenda ONU 2030 che mira a tutelare la salute collettiva, il “goal 8” per creare lavoro dignitoso per le face più vulnerabili di lavoratori e con il “goal 13” per la lotta contro il cambiamento climatico. 

Alla conferenza stampa di presentazione di ETA 20 è intervenuta la vicepresidente e assessora al contrasto alle diseguaglianze e transizione ecologica della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein, che ha dichiarato: «Questo progetto dimostra che nella nostra Regione Emilia-Romagna c’è la capacità di innovare e di trovare le migliori soluzioni anche quando si attraversa una crisi così difficile e complessa».  

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