Intelligenza Artificiale, a Bologna sviluppato un “virtual coach” che aiuta a studiare 

Dal tutor che aiuta a preparare gli esami al lavoratore esperto che forma l’apprendista neo-assunto. È quello che può essere il ‘virtual coach’, con tanto di sembianze umane ‘cucite’ addosso a un cervellone elettronico. È la nuova frontiera dell’Intelligenza artificiale (IA) che sta sviluppando una start-up bolognese, Ex Machina Italia, con sede in Bolognina. «Insieme all’Università Cattolica di Milano stiamo lavorando alla creazione di un agente conversazionale che supporti gli studenti nella preparazione degli esami», spiega all’agenzia stampa ‘Dire’ Sandro Cacciamani di Ex Machina Italia che spiega questo ‘virtual coach’ che dialoga con lo studente per verificare le sue competenze e simulare un esame. 

Con questo tutor digitale, spiega ancora Cacciamani, «si può chattare o parlare normalmente». E può essere dotato anche di un avatar con sembianze umane, inserito in un ambiente digitale che simuli ad esempio un’aula universitaria. Questa tecnologia si può integrare anche con i cosiddetti ‘open badge‘, ossia le credenziali digitali, ad esempio certificando le competenze acquisite al raggiungimento di determinate tappe durante lo studio e la simulazione d’esame. 

L’open badge è un sistema creato nel 2011 e funziona un po’ sul modello scout. Aziende, istituzioni o enti assegnano un ‘distintivo’ per ogni competenza acquisita: saper fare un lavoro o usare un particolare strumento, aver realizzato un progetto o aver fatto una particolare esperienza. Questa ‘medaglietta’ viene poi inserita nel curriculum e sulle piattaforme social. Vere e proprie credenziali, dunque, ma in formato digitale, che rispondono a standard internazionali open source, accettate (e verificabili) in tutto il mondo. 

Il ‘virtual coach’ «non ha l’obiettivo di sostituire i docenti. Vuole essere invece “una tecnologia di supporto allo studente», continua Cacciamani. L’obiettivo del simulatore d’esame, è «abbattere l’ansia da prestazione dello studente e supportarlo nello studio». L’IA insomma «è un allenatore», ma «non ha l’ultima parola», dice Cacciamani. 

Il virtual coach anche al lavoro

Il ‘virtual coach’ si può anche usare per la formazione professionale. Ad esempio, in un’azienda dove il lavoratore più esperto va in pensione e tutta la sua esperienza, ciò che ha imparato negli anni, rischia di andare dispersa. In questo senso il suo ‘bagaglio’ può essere trasferito all’intelligenza artificiale, che a sua volta formerà i neo-assunti trasmettendo le stesse competenze.  

Questa tecnologia è stata sviluppata in collaborazione con Memori.ai, una società di Altedo che dal 2018 sviluppa una piattaforma per gemelli digitali in grado di sostenere vere e proprie conversazioni, se addestrati e istruiti ad hoc, grazie all’integrazione con l’intelligenza artificiale. Una sorta di chatbot più evoluti, in sostanza. 

fonte: Agenzia Dire

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