“Dammi il Tiro”, il primo podcast tutto su Bologna 

Un podcast di Federico Fabiani Francesca Sciacca ed Enrico Pontieri che racconta la città attraverso le storie e le voci dei volontari e delle associazioni che rendono Bologna luogo di accoglienza e di partecipazione attiva dal basso. 

Si chiama come quel famoso modo di dire tipico bolognese per chiedere al citofono di aprire il portone o la porta: “Dammi il tiro”. È il primo podcast tutto su Bologna, presente su svariate piattaforme di streaming, ideato da da Federico Fabiani, Francesca Sciacca ed Enrico Pontieri dell’associazione culturale Scambi Europei, che racconta la città attraverso le storie e le voci delle persone che rendono Bologna quella che è: Bologna. Con tutte le sue particolarità, le sue contraddizioni, le sue specialità, la sua accoglienza. 

“Dammi il tiro” lo si dice a Bologna per chiedere di farci aprire una porta. E proprio la porta è fondamentale nella narrazione e descrizione del capoluogo emiliano-romagnolo. Per entrare nel centro storico della città è necessario attraversare almeno una delle 10 Porte che per secoli sono state gli unici punti di accesso alla città. Se si impara a conoscere il loro ordine, perdersi a Bologna è quasi impossibile. Lo aveva detto anche Lucio Dalla che «nel centro  non si perde neanche un bambino». La parte di città che è dentro le mura, infatti, è come la ruota di una bicicletta, con i raggi che dalle Porte convergono in Piazza Maggiore. 

Ma torniamo al podcast. “Dammi il tiro” racconta Bologna attraverso le voci e le storie delle associazioni e dei volontari, che rendono Bologna un posto dove c’è sempre una porta che si apre. Si tratta, dunque, di una raccolta di testimonianze che esalta le caratteristiche socioculturali che hanno reso possibile nel territorio bolognese lo sviluppo di una forma di partecipazione attiva e ricca da parte della cittadinanza e che prende vita nelle innumerevoli forme associazionistiche che operano per migliorare gli spazi e i servizi della comunità. 

L’associazionismo nasce dall’ascolto dei bisogni del territorio e dei suoi abitanti e “Dammi il Tiro” lo rende fulcro anche nella forma scelta per la sua realizzazione, ovvero l’ascolto libero e rivolto a tutti attraverso lo strumento del podcast (ascoltalo qui)La voce viene data a 18 associazioni e realtà civiche dalle storie ed esperienze diverse e alle persone che le hanno fondate o che ne sono anima attraverso un originale format narrativo.

Si parte con i racconti di Lydia Buchner di “La Parata Par Tòt, la Zuppa e Oltre”, Simona Larghetti per l’associazione “Salvaiciclisti” e Dynamo Velostazione e Roberto Morgantini con Cucine Popolari. Le puntate successive raccolgono altre realtà che costituiscono questo ecosistema: Avvocato di strada, Piazza Grande, CEFA, CHEAP Street Poster Art, Psicoradio, Libera Bologna, Approdi, Cassero LGBT+ Center, Progetto Vesta – Rifugiati in famiglia, Leila – La biblioteca degli oggetti, Next Generation Italy e Migrant Tour, Kilowatt e le Serre dei Giardini Margherita, Camilla, Emporio di Comunità, Sokos – Assistenza socio-sanitaria a persone vulnerabili, Informagiovani Multitasking. 

«Oggi come allora Bologna è una città che accoglie e permette lo svilupparsi di libere manifestazioni e aggregazioni che partono dal basso. Il progetto nasce dalla volontà di condividere e diffondere questo aspetto caratteristico, ma anche di mettere in rete e permettere la conoscenza reciproca di chi lavora all’interno dell’associazionismo bolognese stesso», spiegano i 3 ideatori e produttori del podcast.

L’iniziativa è stata realizzata attraverso i fondi assegnatele da Frequenze Inclusive (Progetto di Solidarietà, cofinanziato dal Programma Corpo Europeo di Solidarietà dell’Unione Europea). 

Curiosità sul modo di dire bolognese “Dammi il tiro”

Nel passato nelle case dei bolognesi i portoni si aprivano grazie ad un sistema meccanico costituito da corde e catene. Nello specifico gli ospiti che arrivavano davanti al portone potevano annunciare la propria presenza schiacciando un pomello che faceva suonare una campanella posta all’interno dell’abitazione, essendo collegato ad essa attraverso una corda. La servitù poteva, poi, aprire il portone a distanza sganciandone la serratura grazie ad un secco e forte tiro alla catena ad esso agganciata. Da allora “dammi il tiro” è diventato il modo di dire per farsi aprire solo a Bologna.  

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