Il fondamentale successo della Fortitudo a Desio contro Cantù ha un grande protagonista: l’ex capitano della Virtus che, dopo il turno di riposo, si prepara ad affrontare proprio la squadra brianzola. Amato o odiato, “Ara” è già una delle stelle del derby di Natale

Addetti ai lavori, giornalisti e allibratori, orsù, sapreste dirci quanto vale questo Pietro Aradori? Stella di periferia o uomo decisivo nelle grandi piazze? Trascinatore della Nazionale o grande escluso? Ottimo attaccante, certo, ma questo basta a staccargli definitivamente di dosso la scomoda etichetta di scarso difensore? Venghino signori, venghino. Il dibattito è aperto, mentre il derby con la Virtus si avvicina: manca meno di un mese, il conto alla rovescia è cominciato.

La decima giornata di Serie A, in cui la Virtus Segafredo ha osservato il turno di riposo dovuto alla composizione dispari del campionato, ha stabilito due grandi verità. La prima: questa Fortitudo, corsara a Desio contro Cantù (82-84) dopo due mesi di delusioni lontano dal PalaDozza, potrebbe avere risolto il mal di trasferta. La seconda: questo Pietro Aradori, oggi, vale come un giocatore americano.

NUMERI. Inutile girarci intorno, per lui parlano i numeri di una carriera che attualmente lo incorona come il giocatore italiano più prolifico in attività, quello più produttivo in questa Serie A (15,9 punti a partita) e quello che fin qui è stato impiegato maggiormente (quasi 31′ di media). Contro Cantù, il suo contributo è stato decisivo, forse anche più di quanto non dicano i 23 punti realizzati in 41′ (compreso il tempo supplementare, high stagionale), a cui vanno aggiunti 9 rimbalzi, 2 assist e 2 palle recuperate per un ottimo 28 di valutazione. Con Pietro brilla una Pompea che sta stupendo tutti: i 12 punti conquistati nelle prime 10 giornate, avendo battuto corazzate del calibro di Venezia e di Milano, valgono la terza piazza in coabitazione con Sassari, Brescia e Milano e rappresentano una mezza impresa di cui va reso merito prima di tutto a coach Antimo Martino, allenatore rivelazione di questa Serie A.

GRUPPO. E la Virtus? Domenica tornerà in campo proprio contro la squadra di coach Cesare Pancotto, affamata di punti dopo la beffa con l’Aquila, che a sua volta osserverà il turno di riposo. Ci sarà Milos Teodosic, il grande condottiero di una Segafredo ancora imbattuta in Serie A e già alle Top 16 in EuroCup. Difficile trovare un neo ad una formazione come quella allenata da Sasha Djordjevic, anche se forse, riprendendo il tema sviluppato la scorsa settimana, è lecito pensare ad una dipendenza del gruppo da Teodosic, mentre sull’altra sponda di Basket City la Fortitudo fa proprio del gruppo la sua forza. E Aradori? Non era l’eterno solista concentrato su se stesso prima che sugli altri? Altro luogo comune, altro mito da sfatare. Nel meccanismo perfettamente costruito da Antimo Martino, “Ara” è inserito all’interno di un collettivo che non viene sacrificato dalle sue iniziative individuali. Qualche tifoso virtussino lo rimpiange? Nessuno in faccia vi dirà mai di sì. Però, vedendo il suo rendimento con i “cugini” della Fortitudo, a qualcuno potrebbe nascere anche qualche dubbio…

In fondo quanto vale questo Pietro Aradori? Tanto, in attesa del derby che lo vedrà affrontare la Virtus di cui, fino alla scorsa estate, è stato capitano. Sarà decisivo? Continuerà a valere come un americano? La sfida si avvicina, il dibattito è appena cominciato.

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