A Bologna nasce un’applicazione rivolta alle persone con disabilità desiderose di mettersi in gioco nello sport: sarà resa così disponibile una mappa interattiva delle opportunità presenti nell’area metropolitana. L’iniziativa è parte del progetto della rete degli “SPORTelli per la promozione dell’attività sportiva adattata” e verrà presentata il 3 dicembre al Teatro di Argelato, in occasione dei festeggiamenti della Giornata mondiale dei diritti delle persone con disabilità.
Gli Sportelli accolgono tutte le persone con handicap fisici, psichici o sensoriali che vogliono cominciare un’attività sportiva, ma non sanno a quali strutture rivolgersi.

L’accesso al servizio è diretto, su indicazione del medico di medicina generale, di un riabilitatore o di un medico dello sport. Queste figure valuteranno le potenzialità e le attitudini sportive della persona e concorderanno il tipo di sport considerando anche i desideri dell’interessato. Gli operatori dello Sportello, invece, seguiranno le fasi di avvio all’attività adattata, accompagnando la persona nella struttura sportiva individuata. «Se il tema dello sport, per quanto riguarda gli effetti dell’attività, è uguale per tutti, quello dello sport adattato diventa molto spesso fondamentale per la qualità della vita», ha affermato Pio Francesco Censoni, fisiatra del reparto Medicina Riabilitativa Nord dell’Ausl (Azienda Unità Sanitaria Locale) di Bologna.

Gli Sportelli sono nati lo scorso anno in vari comuni della città metropolitana all’interno delle rispettive Case della Salute, attualmente ne esistono cinque: a Casalecchio di Reno, Navile, Galliera, San Pietro in Casale e Vergato. L’attività è svolta a costo zero, da volontari specializzati nel settore della salute e dello sport: professionisti laureati in scienze motorie a cui si affiancano fisioterapisti o educatori a seconda del caso. A collaborare c’è anche l’Usl di Bologna con il servizio di Medicina dello Sport. Quando si parla di sport e persone con disabilità si pensa sempre solo agli campioni paralimpici, e così le altre persone rimangono spesso isolate. Invece, chiunque abbia una disabilità deve aver accesso alle pratiche sportive adattate», ha dichiarato Roberto Cristofori, presidente della consulta comunale dello sport.

Dalla loro nascita sono più di 100 le persone che si sono rivolte a queste strutture, di queste un quarto sono donne e l’età media è di 40 anni. Quasi la metà ha disabilità fisiche, il 12% presenta una disabilità intellettivo-relazionale e il 40% disabilità miste o non precisate.«Il grado di benessere di una regione è il sottoprodotto di un sistema sportivo efficace che in Emilia Romagna esiste, grazie anche alla legge sullo sport che punta su prevenzione e salute e ci permette di realizzare questi progetti di inclusività», ha concluso Censoni.

con la collaborazione di Rachele Baccichet

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