L’Università di Bologna prima in Italia per numero di discipline ed è nella top 100 mondiale 

Con 21 materie l’Università di Bologna è il primo ateneo d’Italia per numero di discipline presenti nella top 100 del nuovo QS World University Rankings by Subject, una delle più prestigiose classifiche universitarie internazionali. Si posiziona così tra le prime 100 posizioni a livello globale. La prestigiosa classifica pubblicata oggi nell’edizione 2020 raccoglie informazioni su più di 13mila corsi di studio in quasi 1.400 atenei. 

Tra le 21 discipline dell’Università di Bologna presenti nella top 100 della nuova classifica, 4 rientrano tra i primi 50 posti al mondo: Classics & Ancient History al 19esimo posto, Modern Languages al 39esimo posto, Agriculture & Forestry al 39esimo posto e Dentistry al 40esimo posto. Guardando invece alle macro-aree, cioè i raggruppamenti tematici delle singole materie, l’Alma Mater è nella top 100 mondiale in tre casi: Arts & Humanities, Social Sciences & Management e Life Sciences & Medicine. 

«L’alta qualità diffusa in tutti i campi del sapere è una caratteristica centrale dell’Università di Bologna. Questi risultati lo confermano, premiando tanto le competenze, la preparazione e l’impegno dei nostri docenti e ricercatori che i forti investimenti fatti in questi anni su tutte le articolazioni del nostro Ateneo nel campo della formazione, della ricerca e per i servizi offerti agli studenti», ha commentato il Rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini. 

Per mettere a punto la classifica finale, il QS World University Rankings by Subject si basa su quattro indicatori, declinati con pesi diversi per ognuna delle discipline considerate. Gli indicatori sono: Academic Reputation, ovvero la reputazione degli atenei nel mondo accademico; Employer Reputation, cioè le valutazioni dei datori di lavoro sulla preparazione dei laureati che vengono assunti; Citations per Paper, ovvero l’impatto scientifico della ricerca prodotta dagli atenei nei diversi settori; H-index, un indicatore che valuta sia l’impatto scientifico ottenuto che la quantità dei prodotti di ricerca realizzati. 

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