Flash mob di Fratelli d’Italia per difendere la statua di San Petronio, ma cosa c’entra?

Sette persone con uno striscione in mano sotto la statua di San Petronio in piazza di Porta Ravegnana a Bologna per proteggerla, testuali parole, dalla «furia iconoclasta di un certo mondo ‘antifa‘ e ‘rivoluzionario’ che è arrivato ad abbattere la statua di Cristoforo Colombo e ad imbrattare la statua di Montanelli a Milano». Un flash mob fatto ieri mattina e voluto da Stefano Cavedagna, vice coordinatore Regionale di Fratelli d’Italia e da Gioventù Nazionale come opposizione alle proteste che in tutto il mondo stanno colpendo i simboli di un passato colonialista e schiavista nei confronti del popolo nero. Le statue di Cristoforo Colombo sono state abbattute in alcune città americane perché in realtà Colombo è simbolo della colonizzazione europea nelle Americhe. Infatti gli episodi sono avvenuti come conseguenze delle grandi proteste delle ultime settimane negli Stati Uniti e in altri paesi contro il razzismo e le violenze della polizia, organizzate in seguito alla morte di George Floyd, uomo afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis durante un arresto violento. La statua di Indro Montanelli, invece, è stata imbrattata a Milano perché lo stesso celebre giornalista ha confessato di aver comprato e sposato una bambina di 12 anni nel periodo fascista («perché in Africa queste cose sono “normali”»).

Ma cosa c’entra la statua di San Petronio? In realtà nulla. Fratelli d’Italia e Gioventù Nazionale hanno scelto di “difendere” la statua del patrono di Bologna solo come simbolo contro le proteste antirazziste. Avrebbero potuto scegliere la statua di Luigi Galvani o Ugo Bassi (entrambe in centro), ma hanno scelto San Petronio solo perché più di altre rappresenta Bologna. Secondo il partito di destra Fratelli d’Italia, le proteste antirazziste e anti-colonialiste sarebbero in qualche modo degenerate perché sono state prese di mira anche le statue di altri personaggi che con l’antirazzismo e l’anti-colonialismo non c’entrerebbero molto, come Winston Churchill e Abramo Lincoln. Ma non è del tutto vero. Basterebbe solo ricordare che Churchill fu disposto a far morire di fame in carcere il Mahatma Gandhi dopo il suo arresto avvenuto nel palazzo dell’Aga Khan nell’agosto del 1942, se il leader della lotta non violenta per l’indipendenza dell’India avesse proseguito il suo sciopero della fame. Oppure come Abramo Lincoln che fu uno dei principali fautori della politica di sterminio degli indiani d’America.

Difendere la statua di San Petronio, dunque, non rientrerebbe nei casi delle proteste per abbattere i simboli del colonialismo bianco anche se la paura del partito di destra Fratelli d’Italia e di Gioventù Nazionale che qualcuno possa attaccare il santo patrono di Bologna c’è. «Chi organizza queste proteste una scusa se la potrebbe sempre trovare», dice Cavedagna. San Petronio potrebbe essere attaccato perché uomo di Chiesa e quest’ultima nella storia è stata oscurantista, ovvero che (da dizionario) ha “avuto, per grettezza o arretratezza spirituale, un atteggiamento di opposizione al progresso e alle innovazioni nel campo culturale, civile e sociale”.

«Vogliamo difendere la storia, le nostre radici e i personaggi che hanno fatto grande l’Italia e Bologna. Saremo a difesa di Bologna contro gli antagonisti che, costantemente, provano a mettere a ferro e fuoco la città, con occupazioni abusive e atti vandalici, e ora anche minacciosi di arrecare danni ai monumenti storici», si legge nel comunicato di Fratelli d’Italia. 

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